Notizie dal Mondo della
Grande Atletica: articoli e comunicati ripresi dalla Gazzetta dello Sport,
dai siti Fidal.it e Iaaf.org
Chiappinelli record a Valencia: 2h05:24
L’azzurro supera nettamente il primato italiano di maratona: gara in
rimonta su Aouani, al personale di 2h06:06, e miglior debutto
azzurro di sempre per Riva con 2h07:37
Cade ancora il record italiano di maratona in questa stagione. Il
protagonista stavolta è Yohanes Chiappinelli con il fantastico crono
di 2h05:24 a Valencia togliendo 42 secondi al tempo di 2h06:06
ottenuto in febbraio da Yeman Crippa a Siviglia, sempre in Spagna.
Una corsa in rimonta per il portacolori dei Carabinieri, medaglia
d’oro a squadre nella mezza maratona agli Europei di Roma 2024,
autore di uno splendido finale con cui riscrive il primato e
demolisce il personale di 2h09:46 realizzato l’anno scorso.
All’arrivo è tredicesimo nella gara vinta dal keniano Sabastian Sawe
(2h02:05, quinto alltime al debutto), campione mondiale della mezza.
Nel tratto conclusivo, quando mancano un paio di chilometri al
traguardo, il 27enne toscano riesce a superare Iliass Aouani (Fiamme
Azzurre), a lungo in lotta per il record, che chiude quindicesimo in
2h06:06 e pareggia la seconda prestazione italiana di ogni epoca. In
evidenza anche Pietro Riva (Fiamme Oro) con il miglior esordio di
sempre per un azzurro sui 42,195 chilometri, in 2h07:37 al 23esimo
posto. Tra le donne prima maratona in carriera della 23enne Sara
Nestola (Calcestruzzi Corradini Excelsior Rubiera) con un
promettente 2h29:12, ventiduesima, mentre il successo è dell’etiope
Megertu Alemu (2h16:49) in condizioni meteo ideali, con 12 gradi di
temperatura e più di 36mila partecipanti al via.
CHE PROGRESSI - È un periodo di grande fermento per la maratona,
anche in Italia. Ed è il giorno della consacrazione per Chiappinelli
con una condotta equilibrata: ritmo veloce in avvio ma senza
esagerare, per un passaggio a metà gara in 1h02:49 prima di
scatenarsi nel finale. Nessun italiano era mai sceso sotto le due
ore e sei minuti, un muro abbattuto nettamente dal senese. Proprio a
Valencia cinque settimane fa, pochi giorni prima dell’alluvione che
ha colpito la città spagnola, l’atleta allenato da Giuseppe
Giambrone al Tuscany Camp aveva sfiorato il personale sulla mezza
maratona con 1h00:50 nonostante una flessione negli ultimi
chilometri, in un test comunque incoraggiante. Talento giovanile su
pista, nei 3000 siepi, con due titoli continentali (U20 nel 2015 e
U23 nel 2017) e il bronzo nel 2018 agli Europei di Berlino, ha
quindi scelto di dedicarsi alle distanze più lunghe su strada: il
primato nazionale di 27:50 sui 10 km nel 2022 (poi migliorato
quest’anno da Yeman Crippa), il buon debutto della passata stagione
alla maratona di Siviglia in 2h09:46 e la top ten (decimo) ai
Mondiali di Budapest. Nella sua quarta esperienza sui 42,195
chilometri, se si considera anche il ritiro di questa primavera ad
Amburgo in cui ha tentato di guadagnarsi la convocazione olimpica
senza successo, e dopo essersi piazzato decimo a livello individuale
nella mezza agli Europei di Roma, adesso festeggia un risultato
storico. Per il secondo anno consecutivo c’è un primato italiano a
Valencia, dopo quello femminile di Sofiia Yaremchuk (2h23:16)
nell’edizione 2023.
“IL LAVORO PAGA” - “Per me è una grandissima gioia - le parole di
Yohanes Chiappinelli - e la sognavo da tanto tempo. Finalmente mi
sento ripagato di tutto il lavoro, oltre che della pazienza che ho
avuto. Dopo la delusione per non aver partecipato ai Giochi, mi sono
messo sotto con gli allenamenti e durante l’estate ho intrapreso la
preparazione per questa gara. Ora posso dire di essere un
maratoneta! Sono consapevole che i record sono fatti per essere
battuti, l’ho tolto al mio amico Yeman Crippa che punterà a
riprenderselo in futuro ma non è l’unico che potrebbe riuscirci
perché c’è un bel movimento azzurro, come abbiamo osservato qui. E
davvero contento per aver chiuso molto bene negli ultimi chilometri,
senza problemi”. In una maratona come sempre molto rapida, il punto
di riferimento era Iliass Aouani: “Si merita i complimenti per come
ha corso, in caccia del record. L’ho visto di fronte a me al 38°
chilometro - racconta ‘Yoghi’ - poi l’ho raggiunto al rifornimento
del 40° e sorpassato. Mi ero presentato con diversi livelli di
obiettivi, li ho centrati tutti: da correre in 2h07:30 al minimo
iridato di 2h06:30, dal record italiano a un crono inferiore a 2h06.
Questo risultato è di tutto lo staff che mi ha aiutato a costruirlo,
io ci ho messo la ciliegina dopo una media di 190 chilometri alla
settimana. È il momento di brillare anche per me e voglio godermelo,
ma penso già ai prossimi impegni: nel 2025 ci sono i Mondiali di
Tokyo a settembre e per la maratona anche gli Europei di aprile in
Belgio”.
AZZURRI IN LUCE - Ricomincia dal personale migliorato di oltre un
minuto Iliass Aouani dopo una prova coraggiosa, stringendo i denti
nell’ultima parte: l’ex primatista nazionale, tornato di recente a
farsi seguire da Massimo Magnani, cambia passo rispetto al 2h07:16
della scorsa stagione a Barcellona: “Gara molto positiva per 35 km
con l’ambizione di un tempo anche inferiore a 2h05 - commenta il
milanese - ma nei quattro chilometri finali ho accusato una crisi
significativa, soffrendo i crampi, e ho cercato di tenere duro”. Al
battesimo in maratona Pietro Riva è già il settimo italiano della
storia con il debutto più veloce: meglio di Aouani che nel 2022
aveva iniziato a Milano in 2h08:34. Notevole il ‘negative split’ del
piemontese, argento europeo della mezza, in crescendo nella seconda
parte dopo il passaggio intermedio di 1h04:22. Il suo coach,
l’olimpionico Stefano Baldini, può essere soddisfatto anche per Sara
Nestola, capace di correre subito in meno di due ore e mezza:
“Felice per le belle sensazioni, il mio punto di forza è stata la
regolarità e mi sono divertita”. La giovane emiliana firma a sua
volta il miglior esordio di sempre di un’italiana, pareggiando
Sofiia Yaremchuk (2h29:12 a Venezia nel 2021). Nella gara maschile,
62esimo Ademe Cuneo (Atl. Casone Noceto) al debutto in 2h14:42.
I PASSAGGI DI YOHANES CHIAPPINELLI 14:59 (5 km) | 29:51 (10 km) |
44:44 (15 km) | 59:35 (20 km) | 1h02:49 (mezza) | 1h14:35 (25 km) |
1h29:33 (30 km) | 1h44:34 (35 km) | 1h59:02 (40 km) | 2h05:24
(finale)
I PASSAGGI DI ILIASS AOUANI 14:47 (5 km) | 29:31 (10 km) | 44:16 (15
km) | 58:58 (20 km) | 1h02:12 (mezza) | 1h13:45 (25 km) | 1h28:43
(30 km) | 1h43:46 (35 km) | 1h58:56 (40 km) | 2h06:06 (finale)
I PASSAGGI DI PIETRO RIVA 15:20 (5 km) | 30:38 (10 km) | 45:54 (15
km) | 1h01:01 (20 km) | 1h04:22 (mezza) | 1h16:21 (25 km) | 1h31:16
(30 km) | 1h46:14 (35 km) | 2h01:03 (40 km) | 2h07:37 (finale)
Lista italiana alltime maratona maschile
2h05:24 Yohanes Chiappinelli, Valencia 1° dicembre 2024
2h06:06 Yeman Crippa, Siviglia 18 febbraio 2024
2h06:06 Iliass Aouani, Valencia 1° dicembre 2024
2h07:09 Eyob Faniel, Siviglia 18 febbraio 2024
2h07:22 Stefano Baldini, Londra 23 aprile 2006
2h07:35 Nekagenet Crippa, Valencia 3 dicembre 2023
2h07:37 Pietro Riva, Valencia 1° dicembre 2024
2h07:49 Daniele Meucci, Siviglia 18 febbraio 2024
2h07:52 Giacomo Leone, Otsu 4 marzo 2001
2h08:02 Alberico Di Cecco, Roma 13 marzo 2005
Cronologia recente record italiano maratona maschile
2h29:30.2 Edoardo Righi (Assi Giglio Rosso Firenze) Treviso 22
giugno 1958
2h26:52 Edoardo Righi (Assi Giglio Rosso Firenze) Stoccolma 24
agosto 1958
2h24:09 Antonio Ambu (Pro Sesto Atletica) Lecce 28 ottobre 1962
2h22:24.2 Antonio Ambu (Lilion Snia Varedo) Catania 4 novembre 1966
2h18:04 Antonio Ambu (Lilion Snia Varedo) Boston 19 aprile 1967
2h17:21.2 Antonio Brutti (Carabinieri) Bruxelles 11 giugno 1972
2h15:41.8 Giuseppe Cindolo (Alco Rieti) Cassinetta 25 aprile 1974
2h11:45 Giuseppe Cindolo (Alco Rieti) Fukuoka 7 dicembre 1975
2h11:19 Gianni Poli (San Rocchino Brescia) Fukuoka 6 dicembre 1981
2h11:05 Gianni Poli (San Rocchino Brescia) Helsinki 14 agosto 1983
2h11:05 Gianni Poli (Brescialeasing) Milano 28 aprile 1984
2h10:23 Orlando Pizzolato (Cus Ferrara) Hiroshima 14 aprile 1985
2h09:57 Gianni Poli (Brescialeasing) Chicago 20 ottobre 1985
2h09:27 Gelindo Bordin (Paf Alitrans Verona) Boston 18 aprile 1988
2h08:19 Gelindo Bordin (Paf Verona) Boston 16 aprile 1990
2h07:57 Stefano Baldini (Corradini Rubiera) Londra 13 aprile 1997
2h07:52 Giacomo Leone (Fiamme Oro) Otsu 4 marzo 2001
2h07:29 Stefano Baldini (Corradini Rubiera) Londra 14 aprile 2002
2h07:22 Stefano Baldini (Corradini Rubiera) Londra 23 aprile 2006
2h07:19 Eyob Faniel (Fiamme Oro) Siviglia 23 febbraio 2020
2h07:16 Iliass Aouani (Fiamme Azzurre) Barcellona 19 marzo 2023
2h06:06 Yeman Crippa (Fiamme Oro) Siviglia 18 febbraio 2024
2h05:24 Yohanes Chiappinelli (Carabinieri) Valencia 1° dicembre 2024
Mondo: 10000 in Giappone, cross NCAA
A Tokyo ancora 10.000 metri con tempi di valore. I campionati NCAA
di cross. Risultati dalle corse su strada nel mondo.
L'agenda internazionale in pista ripropone come ogni anno l'Hachioji
Long Distance, che si disputa nell'area metropolitana di Tokyo.
Anche quest'anno risultati di grande spessore, con otto serie di
10.000 metri maschili e ben trentaquattro atleti sotto i ventotto
minuti (lo scorso anno riuscirono nell'impresa in trentotto). La
parte del leone, sotto forma di densità, è a firma degli atleti
keniani tesserati in Giappone, ma il miglior crono dell'edizione di
ieri è arrivato dall'indiano Gulveer Singh, che in 27:14.88 ha tolto
ben ventisette secondi al record nazionale realizzato alla fine
dell'inverno scorso in California. La serie vinta da Singh, l'ottava
della lunga giornata di gare, ha offerto le migliori prestazioni,in
forza del 27:17.78 del keniano Samwel Chebolei Masai, dell'altro
keniano Gilbert Kiprotich (27:19.35) e del miglior giapponese tra le
otto serie, Mebuki Suzuki (27:20.33). In totale, ventidue giapponesi
sotto i ventotto minuti, diciannove i keniani. E' fallito
l'obiettivo degli specialisti di casa di centrare lo standard per i
campionati del mondo 2025 (a Tokyo) o quanto meno di migliorare il
primato nazionale, 27:09.80 di Kazuya Shiojiri risalente al dicembre
dello scorso anno.
CROSS NCAA. Impresa di Graham Blanks, che bissa il successo di un
anno fa a Charlottesville, imponendosi anche ieri a Madison. Il
22enne statunitense, nono ai Giochi di Parigi nei 5000 metri,
precede anche quest'anno l'eritreo Habtom Samuel (secondo anche
l'anno scorso, campione NCAA dei 10.000 in questa stagione) e il
connazionale Dylan Schubert (un bel balzo in avanti dopo aver chiuso
ventiquattresimo l'anno scorso). Nel campionato femminile (6 km di
percorso) dominano le universitarie keniane, con successo di Doris
Lemngole Cherop (prima negli NCAA estivi sui 3000 siepi, seconda un
anno fa a Charlottesville) su Pamela Kosgei e Hilda Olemomoi, a sua
volta vicecampionessa NCAA nei 10.000 metri.
PELLICORO. Chiude ventottesima Laura Pellicoro (Bracco Atletica), a
trentasette secondi dalla prima, migliorando il piazzamento
dell'edizione scorsa (quarantunesima), quasi eguagliando quello di
due anni fa (venticinquesima), in una stagione in cui la brianzola,
n gara come atleta individuale (il suo College, Portland, non ha
avuto accesso alle finali NCAA), nonostante un infortunio, si è
migliorata sugli 800 (2:01.06 a Nembro) e sui 1500 (4:08.03 a
Joensuu), senza dimenticare il personale sui 3000 al coperto a fine
dicembre 2023 (9:00.46 a Boston).
CROSS A CARHAIX E TILBURG.
Nel Festival du Cross-Country di Carhaix (World Athletics
Cross-Country Tour Gold) protagonista Mathew Kipkoech Kipruto,
bronzo iridato a Belgrado 2024, che vince nuovamente un cross
internazionale dopo il successo di domenica scorsa a San Vittore
Olona, stavolta davanti a Robert Kiprop Koech. Al femminile vince la
24enne ugandese Belinda Chemutai che precede di sette secondi la
keniana Maurine Jepkoech. A Tilburg vince l'idolo di casa Niels
Laros sul percorso di 10 km, prima la svedese Sarah Lahti su quello
femminile di 8 km. Nel cross corto, successi di Robin Van Riel e
Marissa Damink.
I CROSS NAZIONALI. Nel British Athletics Cross Challenge di
Liverpool, il Trial per gli Europei di Cross dell'8 dicembre a
Antalya ha visto il successo femminile di Kate Axford, terza due
settimane fa nel cross gallese di Cardiff, che ha preceduto la
gallese co-favorita Carri Hughes. Al maschile successo a sorpresa di
Tomer Tarragano, al primo successo senior come la Axford nel
tradizionale Cross Challenge a Sefton Park. Battuti personaggi di
peso come Scott Beattie (terzo) e Rory Leonard (quinto). In Germania
i campionati nazionali a Riesenbeck: vincono Hanna Klein (sesta nei
5000 metri agli Europei di Roma) davanti e Eva Dieterich (1h08:26
nella mezza maratona di Valencia a fine ottobre) e Domenika Mayer
(2h23:50 in maratona quest'anno). Tra gli uomini vince il titolo
Markus Görger (due cross in novembre, entrambi vinti) su Nick Jäger
e il più noto Davor Aaron Bienenfeld.
MARATONE, MEZZE MARATONE, 10 KM. A La Rochelle vincono due kenini,
Charles Muneria in 2h11:53 e Emily Chebet Kipchumba (quest'anno
quarta a Rotterdam) in 2h27:55. Nella maratona keniana di Iten
2h28:57 di Valary Ayiabei, atleta ora 33enne che nel 2019 si impose
a Francoforte sotto le 2h20 (quest'anno prima a Doha in 2h23:38). La
tanzaniana Magdalena Shauri (2h18:41 l'anno scorso) ha vinto la
maratona nella giornata inaugurale dei campionati militari africani
a Abuja (Nigeria) in 2h36:29. A Belgrado il favorito serbo Elzan
Bibic vince la mezza maratona in 1h02:49. Mezza di Philadelphia allo
statunitense Ahmed Muhumed (1h03:15) e all'etiope Mebrat Gidey
(1h10:44). A Dubai la Zayed Charity Run (10 e 5 km) con successo
femminile sulla distanza più lunga di Eilish McColgan in 33:03,
unica europea tra le prima diciotto al traguardo. Tra gli uomini
vince in volata l'etiope Gemechu Dida (29:20,) sul connazionale
Berehanu Wendemu Tsegu (29:21). Nella corsa di 5 km vince la non
ancora 18enne Hawi Abera (specialista in pista nei 1500 metri) in
15:25.
Chepngetich record mondiale: 2h09:56
A Chicago la keniana demolisce di quasi due minuti il primato di
maratona femminile e abbatte la barriera delle 2h10! John Korir
vince la 42 km maschile in 2h02:43 L'impresa dell'anno?
Forse sì, e non solo dell'anno. Da Chicago arriva per il secondo
anno consecutivo il primato mondiale di maratona, l'anno scorso
quello maschile del keniano Kelvin Kiptum (2h00:35), poi
tragicamente scomparso in un incidente d'auto, e oggi quello,
assolutamente stratosferico, della 30enne connazionale Ruth
Chepngetich, campionessa del mondo a Doha nel 2019. Al terzo
successo a Chicago, la Chepngetich ha stravinto violando per la
prima volta nella storia sia la barriera delle 2h11 sia ancora
quella ritenuta irraggiungibile delle 2h10, chiudendo la
straordinaria cavalcata in 2h09:56, togliendo quasi due minuti al
record dell'etiope Tigist Assefa, 2h11:53 a Berlino il 24 settembre
dell'anno scorso.
In testa dal primo all'ultimo metro, la keniana ha iniziato a
prendere vantaggio sostanziale dopo i primi dieci chilometri,
accumulando sedici secondi di vantaggio a metà gara (1h04:16 alla
mezza maratona!), via via aumentando il margine sulle avversarie e
lottando da sola contro l'ipotesi del record, chiaramente nelle sue
gambe con i passaggi-monstre rilevati ogni cinque chilometri. Con
una seconda metà di 1h05:40 (!), il primato che era visibilmente già
in tasca alla keniana è arrivato con un margine impossibile da
immaginare. Questi i passaggi della gara-record: 15:00 (quinto
chilometro), 30:14 (decimo), 45:32 (quindicesimo), 1h00:51 (ventesimo),
1h04:16 (mezza maratona), 1h16:17 (venticinquesimo, miglior
prestazione di sempre), 1h31:49 (trentesimo, miglior prestazione di
sempre), 1h47:32 (trentacinquesimo, miglior prestazione di sempre),
chiusura ancora in spinta in 2h09:56. Dietro il primato della
Chepngetich, sfilano con crono impressionanti anche l'etiope Sutume
Asefa, leader mondiale 2024 fino a ieri, in 2h17:32, e la keniana
Irine Cheptai (2h17:51). Miglior statunitense Susanna Sullivan,
settima in 2h21:56.
KORIR TRIONFA. E' stato anche il giorno di John Korir, già terzo in
una passata edizione, oggi vincitore con personal best portato da
2h05:01 a 2h02:44 (sesto di sempre) grazie a un'azione determinante
imposta a circa sette miglia dal traguardo. Sul podio anche l'etiope
Mohamed Heseydin Esa (2h04:49) e il keniano Amos Kipruto (2h04:50).
Primo degli statunitensi C.J. Albertson, settimo in 2h08:17). Quinto,
all'esordio sui 42 km, il keniano Daniel Ebenyo, in 2h06:04. Nelle
gare wheelchair tripudio svizzero, con record della corsa per
Catherine Debrunner (1h46:12), quinto successo a Chicago per Marcel
Hug (1h25:54) dopo un finale sulla corda per la vicinanza dello
statunitense Daniel Romanchuk (1h25:58) e del giapponese Tomoki
Suzuki (1h26:05).
Copenaghen Half Marathon A poche ore dal successo sui 1.500m delle finali
di Diamond League, Jakob Ingebrigtsen decide di correre la sua prima
mezza maratona! La notizia, a suo modo clamorosa, era nell'aria,
ma ora arriva l'ufficialità: Jakob Ingebrigtsen sarà al via della
velocissima Copenaghen Half Marathon in programma nella mattinata di
domenica 15 settembre. Sarà l'esordio
del norvegese sui 21.097km a meno di 48 ore di distanza dalla
vittoria sui 1.500m nella finale della Diamond League di Bruxelles. “Non vedo l’ora di mettermi alla prova nella mezza
maratona per la prima volta. Credo che sia una distanza che si
adatta bene al mio allenamento, ma dopo una lunga stagione in pista,
dove ho lavorato fino ai 1500 metri, sarà emozionante solo capire se
riuscirò a raggiungere il traguardo," ha detto il pluri-primatista
mondiale e pluri-campione olimpico, mondiale ed europeo. Annunciati al
via atleti del calibro di Jacob Kiplimo, primatista del mondo sulla
distanza, il vincitore del 2023 Edward Cheserek e il campione del
mondo 2023 Sabastian Sawe. Insomma,
fatiche della stagione in pista a parte, Ingebrigtsen potrebbe già
domani mettere nel mirino il primato europeo di Julien Wanders, che
nel 2019 corse in 59:13.
Finale Diamond con Tamberi, Furlani,
Fabbri Saranno
8 gli azzurri in gara tra venerdì e sabato a Bruxelles: anche
Iapichino, Simonelli, Derkach, Bruni, Folorunso. Gimbo alla ricerca
del terzo Diamante in carriera. DIRETTA TV dalle 20 alle 22 È l’ultimo atto
per la lunga stagione internazionale dell’atletica. Il Memorial Van
Damme di Bruxelles celebra venerdì e sabato la finale della Wanda
Diamond League, l’evento che incorona i 32 vincitori del ‘Diamante’,
il simbolo del massimo circuito mondiale. Non contano i punti
accumulati nelle precedenti quattordici tappe: chi vince la finale,
vince tutto. Saranno otto gli azzurri presenti (più una). Ha sciolto
le riserve Gianmarco Tamberi, due volte campione della Diamond
League nelle finali di Zurigo del 2021 e 2022: l’oro mondiale ed
europeo raggiungerà domani (giovedì) la capitale belga, e sabato
sarà in pedana nell’alto per cercare di conquistare il suo terzo
titolo. Allo stadio Re Baldovino gareggeranno anche il bronzo
olimpico Mattia Furlani (lungo), unico tra gli italiani ad aver
vinto medaglie in tutti e tre i grandi appuntamenti dell’anno, dai
Mondiali di Glasgow (argento) passando per gli Europei di Roma (argento)
fino al terzo posto dei Giochi di Parigi. Nel peso c’è l’argento
mondiale e bronzo iridato indoor Leonardo Fabbri, nei 110 ostacoli
l’altro campione d’Europa Lorenzo Simonelli (argento mondiale indoor
nei 60hs), nel lungo l’argento di Roma Larissa Iapichino, nel triplo
Dariya Derkach, nell’asta Roberta Bruni, nei 400 ostacoli Ayomide
Folorunso. In una gara a inviti che non assegna il Diamante, gli
attesissimi 400 metri con la statunitense regina degli ostacoli
Sydney McLaughlin-Levrone, anche una corsia per Rebecca Borga.
Quante star in due serate ricche di atletica, dal padrone dell’asta
Armand Duplantis (Svezia) al norvegese Jakob Ingebrigtsen sempre
alla ricerca del record del mondo dei 1500, dal fenomeno della
velocità Letsile Tebogo (Botswana, 200) alla regina di Parigi Julien
Alfred (Saint Lucia, 100), dalla primatista dell’alto Yaroslava
Mahuchikh (Ucraina) alla dominatrice dei 1500 Faith Kipyegon
(Kenya).
PRIMA
GIORNATA: VENERDÌ - Il greco pigliatutto Miltiadis Tentoglou, i tre
giamaicani Wayne Pinnock, Carey McLeod, Tajay Gayle, lo svizzero
campione in carica Simon Ehammer: è una super finale per Mattia
Furlani. Quattro rivali su cinque sono saliti sui podi
internazionali del 2024 insieme al diciannovenne delle Fiamme Oro,
protagonista di un’annata fenomenale: Tentoglou c’era sempre, e
sempre d’oro, Pinnock argento a Parigi, McLeod bronzo a Glasgow,
Ehammer bronzo a Roma. Gayle porta invece in dote il bronzo mondiale
dell’anno passato a Budapest (oltre all’oro del 2019). Nei 110
ostacoli Lorenzo Simonelli (Esercito) non incontrerà il dominatore
della stagione Grant Holloway, bensì l’argento di Parigi Daniel
Roberts (Usa). In ascesa nelle ultime settimane anche il francese
Sasha Zhoya, vincitore al Golden Gala e secondo a Zurigo. Nel triplo,
Dariya Derkach (Aeronautica) affronta l’argento olimpico Shanieka
Ricketts (Giamaica), il bronzo del triplo e del lungo Jasmine Moore
(Usa), il bronzo mondiale Leyanis Perez (Cuba). Fuori dalla corsa
per il Diamante, gli occhi di tutto il mondo sono puntati sui 400
metri con una delle rarissime apparizioni nel contesto della Diamond
League per McLaughlin-Levrone (farà anche i 200), grande onore per
l’azzurra Rebecca Borga (Fiamme Gialle) quest’anno al personale di
52.25.
SECONDA
GIORNATA: SABATO - È uno dei due italiani (l’altro è Andy Diaz) ad
aver vinto la Diamond League: Gimbo Tamberi (Fiamme Oro) ha deciso
di esserci, per provare a chiudere con un successo la stagione che
gli ha regalato la gioia degli Europei di Roma (oro con 2,37,
miglior misura al mondo dell’anno) e la delusione delle Olimpiadi di
Parigi. Tra gli altri cinque finalisti dell’alto, anche lo
statunitense argento ai Giochi Shelby McEwen, il coreano vincitore
al Golden Gala Woo Sang-hyeok, l’ucraino bronzo europeo di Roma Oleh
Doroshchuk e poi il giamaicano Romaine Beckford e il belga Thomas
Carmoy. Dopo Parigi, Tamberi ha trionfato in tre gare su quattro,
con 2,31 a Chorzow proprio in Diamond League, 2,29 a Rovereto e 2,27
a Bellinzona, ed è stato terzo al Golden Gala con 2,27. Per Leonardo
Fabbri (Aeronautica) c’è sempre lo scoglio chiamato Ryan Crouser: lo
statunitense tre volte olimpionico del peso è il naturale favorito
della gara ma i precedenti non giocano a suo favore, avendo perso le
ultime due finali (Zurigo 2022 e Eugene 2023) dal connazionale Joe
Kovacs. Fabbri, dal canto suo, può incrementare il clamoroso dato
dei 34 lanci superiori ai 22 metri in stagione, un totale di 37 in
carriera: solo il primatista Ulf Timmermann meglio di lui, per ora,
nella storia d’Europa in questa particolare statistica (39 lanci).
In gara i primi sei di Parigi: anche il bronzo Rajindra Campbell (Giamaica),
il quarto Payton Otterdahl (Usa) e il sesto Chukwuebuka Enekwechi
(Nigeria). Nel lungo, Larissa Iapichino torna a saltare per la prima
volta dopo il quarto posto dei Giochi: tra le medagliate olimpiche
del lungo ritrova il bronzo Jasmine Moore (Usa). In questa stagione
l’azzurra delle Fiamme Oro ha centrato il successo di tappa a Parigi
Charlety e il terzo posto di Londra in luglio, dopo le tre vittorie
dello scorso anno, a riprova della continuità di rendimento nel
circuito. Ancora azzurre: l’asta con Roberta Bruni (Carabinieri) e
le chance principali per l’australiana Nina Kennedy, i 400 ostacoli
con Ayomide Folorunso (Fiamme Oro) nella sfida tra l’olandese Femke
Bol e la statunitense Anna Cockrell.
DIRETTA
TV - Le finali della Wanda Diamond League 2024 saranno trasmesse in
diretta nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 settembre: venerdì
dalle 20 alle 22 su RaiPlay Sport 1 (differita RaiSport dalle 22) e
Sky Sport Uno, sabato dalle 20 alle 22 su RaiSport e Sky Sport
Arena. Diretta integrale su Sportface TV (tv.sportface.it) dalle 20
alle 22 per le due giornate.
File
allegati: - ISCRITTI e
PROGRAMMA ORARIO
Diamond League in
Polonia, Duplantis record 6.26,Ingebritsen stellare,Tamberi torna
e vince! Jacobs 4° (9"93) nei 100.
Nella tappa di
Chorzow Gimbo vince con 2.31 e poi tenta 2.40. Record del mondo del
norvegese nei 3000: 7'17"55. Terzo Fabbri nel peso (22.03) A
Chorzow, in Polonia, nel giorno del ritorno in gara di Marcell
Jacobs (quarto in 9"93 nei 100), dopo i problemi di salute che hanno
condizionato la gara olimpica Gianmarco Tamberi supera quota 2.31 e
vince la gara dell'alto della tappa polacca di Diamond League.
Dopo un avvio difficile (2.18 saltato al terzo
tentativo), Gimbo ha superato 2.22 al primo salto, 2.26 al secondo,
è passato a 2.31 dopo un errore a 2.29 e ha superato l'asticella
all'ultima occasione. L'ultimo avversario in gara è l'ucraino Oleh
Doroshchuk, che dopo due errori a 2.31 è passato alla quota
successiva (2.33) e ha sbagliato. Tamberi dopo due tentativi falliti
a 2.38 ha alzato l'asticella a 2.40, chiudendo con un altro errore.
Sul podio il giamaicano Romaine Beckford (2.29) e l'ucraino
Doroshchuk (2.29). Si è fermato a 2.26 Stefano Sottile. Ai Giochi di
Parigi, dove si era presentato nonostante seri problemi di salute (una
colica renale non risolta), Tamberi era stato eliminato dopo 3
errori a 2.27. jacobs quarto nei 100— Nella prima gara dopo i
Giochi di Parigi Marcell Jacobs è quarto (9"93) nei 100 vinti da
Fred Kerley (bronzo a Parigi 2024) in 9"87 (vento +1.9 m/s) davanti
a Ferdinand Omanyala (9"88) e Ackeem Blake (9"89). Chituru Ali è
ottavo in 10"69. Ai Giochi Jacobs aveva chiuso al quinto posto in
9"85. ingebritsen da record— Impresa di Jakob
Ingebritsen. Il norvegese ha sgretolato il record del mondo dei
3000: 7'17"55 per battere un primato vecchio di 26 anni, il 7'20"67
del keniota Daniel Komen corso a Rieti nel 1996. Chiude terzo con 22.03 Leonardo Fabbri, alle
spalle di Joe Kovacs (22.14) el campione olimpico Ryan Crouser
(22.12). Nei 1000 dominati dalla keniana Nelly Chepchirchir
(2'31"24) Elena Bellò è nona (2'37"76). simonelli ottavo— Lorenzo Simonelli è ottavo
in 13"48 nei 110 hs vinti in 13"04 dallo statunitense Grant Holloway
davanti al giamaicano Rasheed Broadbell (13"05) e all'altro
statunitense Daniel Roberts (13"24). le altre
gare— Quinto posto per Sara Fantini nel martello con 70.39 e tre
nulli nella gara vinta dalla statunitense Brooke Andersen con 76.19.
Sul podio l'azera Hannas Skydan (71.82) e l'altra statunitense Janee
Kassanavoid (70.55). Karsten Warholm domina i 400 hs in 46"95 per
battere il francese Clement Ducos (47"42) e Abderrahman Samba (Qat)
47"69. Nella gara femminile è Femke Bol a trionfare in 52"13.
Record del Mondo nel salto in alto!
Yaroslava Mahuchikh batte Stefka Kostandinova dopo 37 anni!!!! Yaroslava
Mahuchikh salta un clamoroso e incredibile 2.10 nel salto in alto.
E quando meno te
lo aspetti cade un record del mondo che era diventato una pietra
miliare dell’atletica femminile: quello del salto in alto femminile,
stabilito in un tardo pomeriggio estivo romano del 1987, ben 37 anni
fa, durante i Campionati del Mondo di quella stagione. Caduto quindi
il leggendario 2.09 di Stefka Konstadinova, un primato che aveva
resistito a tutta la generazione della prima decade del XXI secolo
che aveva prodotto una delle nidiate più performanti della storia:
Blanka Vlasic, Kajsa Bergqvist, Anna Chicherova, Ariane Friedrich.
Paradossalmente cade in un periodo senza particolare effervescenza,
con poche interpreti da più di 2 metri… Ad ottenerlo,
come detto nel titolo, una clamorosa Yaroslava Mahuchikh, che si è
visto subito quanto in stato di grazia fosse, nella sua progressione.
2.10 la nuova misura ottenuta, fatta al primo tentativo, dopo un
2.07 alla seconda, e un 2.03 alla seconda e un 2.01 alla prima.
Davvero una condizione stellare. Al secondo posto,
grande prova di Nicola Olyslagers con 2.01 alla seconda, poi
Angelina Topic che ha ottenuto il record nazionale con 1.98 (pareggiato),
Lamara Distin 1.95 come Eleanor Patterson.
Record del Mondo
nei 1500 di Faith Kipyegon!!! E che Jessica Hull! Dopo il record
del mondo nel salto in alto con Yaroslava Mahuchikh con 2.10, quello
tentato e sfiorato da Armand Duplantis nell’asta con 6.25, è caduto
un altro record del mondo a Parigi. A batterlo la GOAT (greatest of
all time) della specialità, ovvero la keniana Faith Kipyegon. A display un
incredibile 3.49.04 (suo il precedente record del mondo con 3.49.11,
fino ad oggi unica donna sotto i 3’50”), favorito da un super lavoro
di 2 lepri umane, ma anche dal lavoro indefesso delle Wavelight che
hanno accompagnato la Kipyegon fino all’ultimo metro. Ma grazie
anche ad una stupefacente Jessica Hull, che ha marcato stretta fino
ai 200 metri la Kipyegon, terminando in 3.50.83, quinta donna di
sempre. Anche per lei un mega PB di oltre 5 secondi, e il record
australe. E record
nazionale per Laura Muir, terza arrivata, con 3.53.79 (7 decimi di
PB), con l’altra australiana Linden Hall a 3.56.40. La seconda brit
al traguardo, Georgia Bell termina in 3.56.54 (altro PB, come tutte
le prime 8). La keniana Susan Ejore 3.57.26, poi l’irlandese Sarah
Healy 3.57.46 e record nazionale francese per Agathe Guillemot con
3.58.05. 12 atlete sotto i 4 minuti, compresa la terza britannica,
Katie Snowden e la spagnola Esther Guerrero.
10.000 epocali ai trials etiopici: in
tre sotto i 26’35”, record del mondo U20 di Mehary con 26’37”! incredibili i
trials olimpici sui 10.000 che si sono svolti a Nerja, in Spagna,
sia al maschile che al femminile. Nella gara
maschile addirittura due atleti sono entrati nella top-10 all-time
della specialità: Yomif Kejelcha ha infatti vinto con 26.31.01,
prestazione che colloca l’etiope al settimo posto delle liste
mondiali di sempre. Che per Kejelcha, uno degli etiopi più veloci
degli ultimi 5 anni, sia arrivato l’anno giusto per vincere un
titolo globale? Al secondo posto, battuto in volata, Berihu Aregawi,
che diventa l’ottavo atleta di sempre con 26.31.13. Staccato sul
finale Selemon Barega, il campione olimpico della specialità, terzo
con 26.34.93, tempo eccezionale che inserisce Barega all’11° rango
all-time La gara è stata
sorprendente anche per la profondità dei risultati, visto che in sei
sono andati sotto i 26’50” e si è anche avuto il record del mondo
U20 con Biniam Mehary che ha corso un incredibile 26.37.93 battendo
il precedente primato del keniano Samuel Wanjiru fatto nel 2005, 19
anni fa di 26’41″75. Incredibile
anche la gara femminile dove tre donne sono scese, nella stessa
competizione, sotto i 30′. Vittoria per Fotyen Haiylu con 29.47.71.
Secondo posto per Tsigie Gebrerufal con 29.49.33 e Ejgayehu Haylu
con 29.50.52.
Anche la mezza maratona è azzurra!
Crippa d'oro davanti a Riva Si apre con un altro
trionfo azzurro la giornata agli Europei di Roma: l'Italia sale a 12
medaglie L'Italia dell'atletica
non si ferma più. La mezza maratona degli Europei di Roma si chiude
con un'altra straordinaria doppietta: Yeman Crippa è d'oro in
1h01'03 davanti a un altro azzurro, Pietro Riva. Terzo posto per il
tedesco Amanal Petros. Crippa ha coronato una
gara perfetta e nel finale allo stadio olimpico ha staccato il
tedesco Petros, superato anche dall'altro azzurro, Riva, nell'ultimo
scatto. Altri 3 azzurri nei 10: sesto Pasquale Selvarolo (1h01'27"),
ottavo Eyob Faniel 1h01'29"; 10. Yohanes Chiappinelli 1h01'42" che è
stato in testa fino a metà gara. Con il sesto posto di Selvarolo
l'Italia si è assicurata anche il titolo continentale a squadre.
Los Angeles, la notte dei 5000: 11 uomini sotto i 13 nei
5000 e Barega batte Kiplimo e Cheptegei!
LOS ANGELES, California – prima giornata
delle due previste del Los Angeles Grand Prix, quella dedicata al
mezzofondo. E grandi risultati sono piovuti dall’impianto dell’UCLA,
il Drake Stadium di Westwood.
Gara più significativa sicuramente i 5000
maschili dove addirittura 13 atleti sono scesi sotto il muro dei 13
minuti! Una gara con un condensato tecnico da orizzonte degli eventi
dei buchi neri interstellari. Basta scorrere l’elenco dell’ordine di
arrivo dove si alternano campioni olimpici, campioni mondiali e
primatisti del mondo. A vincere la gara Selemon Barega, campione
olimpico dei 10.000, con 12.51.60, ovviamente miglior prestazione
mondiale dell’anno, superando il connazionale Berihu Aregawi,
12.52.09. Poi la coppia di stelle ugandesi, Joshua Cheptegei
(12.52.38) e Jacob Kiplimo (12.52.91). E ancora il miglior americano
della storia nelle gare sul ritmo, Grant Fisher, con 12.53.30.
Scorrendo la classifica troviamo il canadese Mohamed Ahmed
(12.54.22), il brit Sam Atkin (12.54.66), l’ex fenomeno NCAA Cooper
Teare (12.54.72), il fuoriclasse australiano Stewart McSweyn
(12.56.07), il gemello ad Oregon di Teare, Cole Hocker (12.58.82).
Insomma, un’abbuffata.
Nella gara femminile, l’americana Elle St.
Pierre vola a 14.34.12 battendo la venezuelana Joselyn Brea che con
14.36.59 fa il record sudamericano. Siepi donne vinte, con record
nazionale canadese, da Ceili McCabe con 9.20.58, poi l’americana
Madie Boreman 9.21.98 e la ex keniana Norah Jeruto, 9.22.45. Ma
anche la tedesca Lea Mayer 9.22.51 che batte di un cent la polacca
Alicja Konieczek: sfida che rivedremo a Roma tra qualche giorno agli
Europei. Eleonora Crutabbi, inserita nella seconda serie, finisce in
10.00.55 (dopo il 9.50.86 della settimana scorsa sempre a Los
Angeles).
Negli 800 (oggi ci saranno le serie migliori,
sia degli 800 che dei 1500), vittoria di Hobbs Kessler con 1.45.07
sul messicano Jesus Lopez con 1.45.23. 1500 maschili a Morgan
Beadlescomb con 3.35.84. Siepi con la vittoria del canadese
Jean-Simon Desgagnes con 8.16.49 su Matthew Wilkinson 8.16.59. 800
donne a Sammy Watson con 2.00.73. Gran 1500 concluso con un 4.02.49
per Heather MacLean.
Crippa 27:08 record italiano
10 km
Al
rientro da un mese di altura in Marocco, l’azzurro in Germania
sfiora il primato europeo di un secondo (Gressier 27:07) e
migliora il limite nazionale di Pietro Riva e Chiappinelli
(27:50)
Dai 3000
metri su pista fino alla maratona: sette record italiani per Yeman Crippa,
da oggi anche quello dei 10 km su strada. A Herzogenaurach
(Germania) l’azzurro completa la propria collezione di primati
nazionali con il tassello che mancava: con il crono di 27:08sfiora
il primato europeo del francese Jimmy Gressier (27:07 il 17 marzo),
mancato per un solo secondo, e demolisce il precedente primato
italiano che apparteneva a Pietro Riva e Yohanes Chiappinelli dal
2022 (27:50), firmando un progresso di 42 secondi sul precedente
limite e di 55 secondi sul primato personale che aveva realizzato a
Bolzano l’ultimo giorno dello scorso anno. Da stamattina, dunque, il
trentino delle Fiamme Oro detiene contemporaneamente i record
italiani dei 3000, 5000, 10.000, 5 km, 10 km, mezza maratona e
maratona. Un bel curriculum per chi si presenterà agli Europei di
Roma il 9 giugno con ambizioni nella mezza (e il 12 giugno potrebbe
decidere di andare alla ricerca della conferma nei 10.000 dopo il
titolo del 2022) e che in febbraio ha ottenuto un 2h06:06 in
maratona che lo proietta con ottimismo verso le Olimpiadi di Parigi.
Nel contesto dell’Adizero:
Road To Records, dove
già due stagioni fa siglò il primato dei 5 km (allora anche record
europeo), viaggia insieme ai migliori per tutta la gara, al rientro
da un mese di allenamento in altura a Ifrane (Marocco). Quattro
lepri a dettare il ritmo nei primi cinque chilometri (passaggio a
13:40) quindi comincia il corpo a corpo, deciso dall’attacco finale
del keniano Nicholas Kipkorir (27:04) che allunga sul connazionale
Sabastian Sawe (27:06) e sul burundese Rodrigue Kwizera (27:07).
Crippaperde
una manciata di secondi ma è sempre lì, lucido, presente, incollato
a rivali di prestigio. Oltre a completare la serie di record
all’aperto (vanta anche un primato nella distanza indoor non
abituale dei 5000), l’atleta allenato da Massimo Pegoretti fa anche
meglio del primato personale sui 10.000 in pista che risale a cinque
stagioni fa in occasione dell’ottavo posto ai Mondiali di Doha con
27:10.76. E domenica prossima a Monza, di nuovo nei 10 km, può
continuare il proprio cammino verso Roma e Parigi.
Maratona di Boston, vincono Obiri e Lemma
La keniana trionfa per il secondo anno consecutivo, al maschile
primo successo dell'etiope
La super-classica del Massachusetts trova nuovamente Hellen Obiri al
vertice. La keniana, già iridata in pista e nel cross, fa sua
l'edizione 2024 della maratona di Boston in 2h22:37 dopo aver
trionfato l'anno scorso, con in mezzo l'altro successo in autunno a
New York. Per lei un ulteriore acuto, è la sesta atleta in questa
gara a firmare il back-to-back, due vittorie consecutive,
eguagliando le imprese di Rosa Mota (1987 e 1988), Olga Markova
(1992 e 1993), Uta Pippig e Fatuma Roba (triplette dal 1994 al 1999)
e Catherine Ndereba (doppia doppietta nel 2000 e 2001 e nel biennio
2004-2005). Una corsa condotta sempre nel gruppo di testa, assai
folto, fino all'azione del 37esimo chilometro dove la Obiri ha preso
l'iniziativa assieme alle connazionali Sharon Lokedi (vincitrice due
anni fa a New York) e all'intramontabile 44enne Edna Kiplagat, alla
fine seconda e terza in 2h22:45 e 2h23:21, per una classifica che
recita solo Africa nelle prime dieci posizioni. Top runner USA, Emma
Bates, dodicesima in 2h27:14.
LEMMA AL PRIMO SUCCESSO. A Boston l'etiope Sisay Lemma vince e
stravince, dopo una fuga iniziata a un terzo di gara e conclusa in
2h06:17 con 41 secondi di margine sul connazionale secondo
classificato Mohamed Esa (2h06:58). Per Lemma la soddisfazione del
riscatto alla terza apparizione a Boston, dopo un ritiro e un
30esimo posto nelle prime due esperienze. Al terzo posto in 2h07:22
il keniano Evans Chebet, che godeva dei favori del pronostico
assieme a Lemma, avendo vinto le ultime due edizioni della
classicissima statunitense. Lemma riporta in casa etiope il successo
che mancava dal 2016, quando si impose Lemi Berhanu prima di una
striscia di cinque affermazioni keniane alternata con la storica
vittoria del giapponese Yuki Kawauchi nel 2018. Per Lemma (2h01:48
di personale) un assolo iniziato tra il decimo e il quindicesimo
chilometro, che ha preso proporzioni notevoli a metà gara (un minuto
e 50 secondi di vantaggio sugli avversari), per diventare
irraggiungibile al 30esimo chilometro (quasi tre minuti di vantaggio).
Primo statunitense al traguardo C.J. Albertson, settimo in 2h09:53.
Miglior europeo il norvegese Sondre Moen, dodicesimo in 2h11:18,
mentre chiude al 28° posto Giovanni Grano (Nuova Atl. Isernia) con
2h19:56. Nella 42 km wheelchair successo del favorito svizzero
Marcel Hug con ampio margine sui tradizionali avversari Daniel
Romanchuk e David Weir, e prima vittoria di una britannica nella
gara femminile per Eden Rainbow Cooper, che ha preceduto la favorita
Manuela Schar e Madison de Rozario.
ROAD AGENDA. Nella maratona di Parigi vince non senza
sorpresa la 23enne etiope Mestawot Fikir, un'esordiente in maratona
con 1h06:44 di personale nella mezza maratona, in 2h20:45,
precedendo la connazionale Enatnesg Alamrew Tirusew (2h20:48), lei
stessa esordiente come le vincitrice. Terza, a tre anni e mezzo
dall'ultima 42km disputata (ritiro a Londra nella prima stagione
della pandemia), la 40enne keniana Vivian Cheruiyot, quattro titoli
mondiali e un oro olimpico su 5000 e 10.000 metri, con un più che
significativo 2h21:46. Successo etiope anche nella corsa parigina
maschile, con Mulugeta Asefa Uma primo con oltre due minuti di
miglioramento in 2h05:33 sui keniani Titus Kipruto (2h05:48) e
Elisha Rotich (2h06:54). Notevole la prestazione dello svizzero
Mathias Kyburz, una carriera sportiva di successi nell'orientamento,
che ha esordito in maratona con il minimo olimpico centrato in
2h07:44, prestazione sopra le attese pur se preceduta da un 1h02:25
tre settimane fa in una mezza maratona elvetica.
LE ALTRE MARATONE. A Daegu doppietta keniana uomini con Stephen
Kiprop (2h07:04) e Kennedy Kimutai (2h07:40) davanti al bronzo
mondiale di Londra 2017, il tanzaniano Alphonce Simbu (2h07:55),
all'altro keniano Ben Chelimo (2h08:04) e all'ex-primatista europeo
Kaan Kigen Ozbilen (turco ex-keniano), quarto in 2h08:19. Nella
corsa femminile prevale l'etiope Ruti Aga in 2h21:08 sulle keniane
Angela Tanui (2h21:32) e Evaline Chirchir (2h21:12). A Linz vince
l'eritreo Goitom Kifle in 2h08:11 sul keniano Dennis Kipngeno
(2h08:24) e l'etiope Dejene Debela Gonfa (2h08:33), mentte la
keniana Rebekah Jeruto vince la 42 km femminile in un modesto
2h33:00.
SAWE. Primato della corsa nella mezza maratona di Praga per il
campione del mondo di mezza maratona Sabastian Sawe, primo con la
miglior prestazione mondiale dell'anno in 58:24, primato personale
su percorso con i requisiti per l'omologazione, pur se al suo attivo
c'è anche l'acuto della Roma-Ostia edizione 2022, vinta in 58:02.
Enorme il margine sul secondo, Geoffrey Toroitich (1h00:01). Tra le
donne vince l'etiope Gete Alemayehu in 1h08:10 con tre secondi di
vantaggio sulla kenyana Jesca Chelangat. Mezza maratona oggi a
Madrid, con primo successo sulla distanza (alla terza 21,097 km) per
il keniano Michael Chematot in 1h01:07, e per l'etiope Aberash
Kebede in 1h08:31. Negli Stati Uniti, le dieci miglia nella cornice
di Washington DC: successi di Wesley Kiptoo (45:53) e bis del 2023
per Sarah Chelangat (51:14), titoli USA a Hillary Bor (45:56) e
Emily Durgin (51:26).
ECCO IL KENIA. La federazione keniana ha diramato un primo elenco
della squadra olimpica di maratona: cinque atleti e sei atlete, da
ridurre a tre con l'avvicinarsi dell'appuntamento parigino. I cinque
uomini sono Eliud Kipchoge, che mira al terzo oro olimpico, Vincent
Kipkemoi, Timothy Kiplagat, Benson Kipruto e Alexander Mutiso. Le
sei donne, per un team ancora più sensazionale sulla carta, sono
l'olimpionica in carica Peres Jepchirchir, l'iridata di Doha Ruth
Chepngetich, l'ex-primatista Brigid Kosgei, la due volte iridata dei
5000 (e una volta nel cross) Hellen Obiri (l'anno scorso prima a
Boston e a New York), l'altra vincitrice a New York Sharon Lokedi e
Rosemary Wanjiru.Maratona di Barcellona
A quasi 42 anni Abraham Tadesse vince con il record della gara la
Maratona di Barcellona, quarto posto per l'azzurro Iliass Aouani
La 45ª Marató di Barcellona ha inaugurato il suo nuovo percorso a
ritmo record: con una temperatura di 10°C alle 8:30 del mattino,
un'umidità del 57% e un cielo nuvoloso, in 20.000 hanno preso il via
da Paseo de Gracia, al suono dei musicisti catalani Xavi Duch e
Patricia Paisal che eseguivano "Barcelona" di Montserrat Caballé e
Freddie Mercury. George Hirsch, uno dei fondatori e presidente
onorario della Maratona di New York, ha dato il via.
La corsa, organizzata dal Comune di Barcellona e RPM Sports, si è
ripetuta per il secondo anno consecutivo come gara Gold Label, oltre
ad avere nuovi record di partecipazione femminile (25%) e il 57% di
corridori esteri. Allo stesso modo, la città è stata coinvolta
nell'evento, facendo il tifo per i partecipanti negli oltre 25 punti
di animazione lungo i 42 chilometri di questo percorso veloce e
ricco di monumenti.
Per il quarto anno consecutivo sono stati battuti i record maschili
e femminili della gara, una delle maratone più veloci di Spagna. Al
maschile, l'atleta eritreo di nazionalità svizzera, Abraham Tadesse,
è riuscito a battere il miglior tempo di questa gara (02:05:01),
cinque secondi sotto il tempo fatto segnare nel 2023 da Marius
Kimutai (02:05:06). Al secondo posto si è classificato il keniano
Collins Kipkurui Kipkorir (02:06:44h) e al terzo posto il suo
connazionale Edmond Kipngetich (02:07:21). I tre atleti che hanno
completato il podio hanno corso insieme in testa alla corsa fino al
35esimo chilometro, quando Tadesse si è staccato per raggiungere il
traguardo da solo.
"Volevo vincere ancora Barcellona e ci sono riuscito. Ho vinto la
mezza maratona di questa città nel 2015 e oggi, nove anni dopo e a
quasi 42 anni posso assicurare che nulla è impossibile, l'età è solo
un numero, sono riuscito a stabilire il record della corsa e vorrei
tornare a questa gara per provare a finire in 2 ore e 4 minuti" ha
detto il vincitore.
Al femminile successo per l'atleta etiope Degitu Azimeraw in
02:19:52, otto secondi meglio del record del percorso stabilito
l'anno scorso da Zeineba Yimer Worku (02:19:44). Al secondo posto la
sua connazionale Shuko Genemo Wote ha tagliato il traguardo in
02:21:35, poi Meseret Dinke Meleka, anche lei etiope 02:22:58h.
Degitu Azimeraw: "Sono molto felice di aver vinto a Barcellona. Mi è
piaciuto molto il percorso. Cercherò di ripeterlo l'anno prossimo,
perché è un percorso che penso possa essere percorso ancora più
veloce".
Aouani quarto a Barcellona: 2h08:05
Nella maratona catalana l’azzurro realizza il secondo tempo della
carriera, a meno di un minuto dal record personale sui 42,195
chilometri e due settimane dopo il ritiro di Osaka
Ai piedi del podio, a meno di un minuto dal record personale. C’è il
quarto posto per Iliass Aouani alla maratona di Barcellona con il
tempo di 2h08:05. Due settimane dopo il ritiro di Osaka, il 28enne
milanese firma il secondo risultato in carriera. Un anno fa, nella
stessa manifestazione ma su un altro tracciato, con 2h07:16 aveva
stabilito il record italiano poi battuto di recente da Yeman Crippa
in 2h06:06 a Siviglia il 18 febbraio. L’azzurro per buona parte
della gara viaggia a un ritmo che non solo è in linea con il proprio
limite, ma anche con il primato nazionale, correndo in testa al
secondo gruppo. Notevole il crono di 1h02:54 alla mezza per
proseguire con 1h29:53 al trentesimo chilometro e al quinto posto,
recuperando posizioni. Fino al 35° km è ancora davanti alla tabella
di marcia del record con 1h45:18 però da qui in poi si trova da solo
in quarta piazza, senza punti di riferimento immediati. Ecco tutti i
tempi intermedi: 15:00 (5 km), 29:51 (10 km), 44:52 (15 km), 59:42
(20 km), 1h02:54 (mezza maratona), 1h14:33 (25 km), 1h29:53 (30 km),
1h45:18 (35 km), 2h00:55 (40 km).
Il portacolori delle Fiamme Azzurre riesce comunque a riscattarsi
dallo stop del 25 febbraio in Giappone dove si era fermato al
trentunesimo chilometro, anche a causa di una caduta. In questo
momento Aouani è quarto nelle graduatorie italiane dell’anno, alle
spalle di Yeman Crippa (2h06:06), Eyob Faniel (2h07:09) e Daniele
Meucci (2h07:49) che si sono migliorati a Siviglia, mentre in
dicembre Nekagenet Crippa ha corso in 2h07:35 a Valencia. La
maratona di Barcellona si chiude con il successo dello svizzero
Tadesse Abraham che a 41 anni in 2h05:01 toglie nove secondi al suo
record nazionale davanti ai keniani Collins Kipkirui Kipkorir
(2h06:44) e Edmond Kipngetich (2h07:21), quinto l’eritreo Berhane
Tesfay in 2h10:19 sul nuovo percorso della città catalana da Passeig
de Gràcia all’Arc de Triomf, con meno curve e un dislivello
inferiore rispetto al passato. Tra le donne è tutto etiope il podio:
si impone Degitu Azimeraw (2h19:52) che precede Shuko Genemo
(2h21:35) e Meseret Dinke (2h22:58).
Epis 2h28:24 sulle strade di Nagoya
In Giappone l’azzurra al decimo posto: “Speravo meglio, ma è stata
dura per il vento e ho voluto comunque arrivare. Ora penso ai Giochi
di Parigi”
Alla maratona di Nagoya, in Giappone, si piazza al decimo posto
Giovanna Epis. L’azzurra chiude in 2h28:24 nella più grande corsa al
mondo tutta al femminile sui 42,195 chilometri, con circa 20 mila
donne al via. Una gara caratterizzata dal vento nella seconda parte
oltre che dall’andatura incostante dettata dalle lepri nel secondo
gruppo, quello della veneziana dei Carabinieri, terza italiana di
sempre sulla distanza con 2h23:46 nella scorsa stagione ad Amburgo e
già qualificata per le Olimpiadi di Parigi. Alla mezza la
campionessa tricolore passa in 1h12:22, meno veloce rispetto al
crono di 1h12:00 che era stato pianificato, dopo i parziali di
17:00, 34:01 e 51:22 ogni cinque chilometri. Poi transita in 1h26:05
al 25° km e 1h43:59 al trentesimo, 2h02:05 invece il riscontro al
trentacinquesimo in una mattinata con cielo sereno e circa sei gradi
di temperatura alla partenza. Vittoria alla Nagoya Women’s Marathon
per la giapponese Yuka Ando con il personale di 2h21:18 dopo aver
raggiunto a tre chilometri dal traguardo Eunice Chumba (Bahrain,
2h21:25), staccata nel tratto finale, mentre è terza l’altra
nipponica Ayuko Suzuki che scende a 2h21:33. Ritirata l’etiope
argento mondiale Gotytom Gebreslase, al comando fino al 37° km
insieme alla Chumba prima di fermarsi.
“È stata una giornata dura - commenta Giovanna Epis - perché
all’inizio c’era poco vento ma poi le raffiche sono diventate
abbastanza forti e anche il lavoro delle lepri, che procedevano a
strappi, non ha aiutato. Mi sono trovata in un gruppo con diverse
atlete giapponesi, per rimanere con loro fino al trentesimo
chilometro, quindi hanno cambiato passo e mi sono trovata da sola.
Speravo decisamente meglio dal punto di vista cronometrico, ma ho
voluto arrivare, anche quando mi sono resa conto che ormai il
personale non era più possibile, perché da ogni maratona si impara
qualcosa e questa mi ha insegnato tanto”. L’obiettivo si sposta
verso i prossimi appuntamenti della stagione: “Era stata la migliore
preparazione della mia carriera, ma analizzerò la gara e sono
convinta che tutto il lavoro svolto verrà fuori. Il focus è sulla
maratona dei Giochi di Parigi e sulla mezza degli Europei di giugno
a Roma, poi punterò a correre forte a fine anno”.
49^ EUROSPIN ROMAOSTIA HALF MARATHON
VINCE IL KENIOTA EMMANUEL WAFULA
CONFERMATO IL PRONOSTICO FEMMINILE CON MARY NGUGI
OUHDA AHMED IL PRIMO ITALIANO E LONEDO LA PRIMA DONNA ITALIANA
DIFFERITA SU RAISPORT VENERDI 8 MARZO ORE 12
Roma, 3 marzo 2024 – Oltre 10mila persone ai nastri di partenza
della Eurospin RomaOstia Half Marathon, giunta alla sua 49^ edizione,
organizzata dal GSBRun in partnership con RCS Sports & Events,
caratterizzata oggi da un meteo clemente, senza pioggia, ma con
tanto vento, dalla partenza sino al traguardo, lungo tutto il
velocissimo tracciato che collega Roma al suo mare.
Non è mancato l’agonismo alla RomaOstia che ha regalato, come sempre,
una gara combattuta e appassionante per tutti.
La vittoria in campo maschile va al keniano Emmanuel Wafula, che ha
confermato tutta la sua classe, imponendosi in una volata
lunghissima sull’etiope Teshager Bayelign Yezgaw, preceduto per un
solo secondo: 1h01.10 per il vincitore contro l’1h01.11 per il
secondo classificato. Completa il podio l’altro keniota Kimakal
Kipsambu con il tempo di 1h01.20, suo nuovo primato personale.
La keniana Mary Ngugi non ha tradito i favori del pronostico
imponendosi in 1h07.38 precedendo, al termine di una incredibile
progressione finale, la giovanissima, non ancora ventenne etiope,
Tekle Mulat Godu, al debutto sulla distanza, fermando il cronometro
a 1h07.41. Brava l’altra keniota Caroline Korir che si è
classificata al terzo posto in 1h09.01.
Rebecca Lonedo (FiammeOro) è stata la prima azzurra al traguardo, in
ottava posizione della classifica con 1h11.23,
PODIO maschile
Primo Emmanuel Wafula, Kenya, tempo: 1.01.10
Secondo Yyegzaw Teshager Bayelig, Etiopia, tempo: 1.01.11
Terzo Kimakal Kipsambu, Kenya, tempo: 1.01.20
PODIO femminile
Prima Ngugi Wacer Mary, Kenya, tempo: 1.07.38
Seconda Godu Mulat Tekle, Etiopia, tempo: 1.07.41
Terza Korir Caroline, Kenya, tempo: 1.09.01
CLASSIFICA italiani
Primo Ouhda Ahmed, CS Esercito, tempo: 1.04.31
Secondo Parisi Luca, Etrusca ASD, tempo: 1.06.23
Terzo De Nardi Martino, Trieste Atletica, tempo: 1.07.42
Mezza di Napoli: Yaremchuk eguaglia il record italiano
Alla Napoli City Half Marathon, l’azzurra pareggia il limite
italiano di 1h08:27 sui 21,097 chilometri (Ejjafini nel 2011) a meno
di tre mesi dal primato della maratona
È una stagione fantastica, è l’anno dei record e arriva anche quello
della mezza maratona femminile. Sofiia Yaremchuk eguaglia il primato
italiano di 1h08:27 alla Napoli City Half Marathon pareggiando il
crono stabilito da Nadia Ejjafini oltre dodici anni fa, il 16
ottobre del 2011 a Cremona. Per la seconda volta in meno di tre mesi
l’azzurra firma un record nazionale, dopo essere diventata
primatista italiana di maratona con 2h23:16 a Valencia il 3 dicembre.
La portacolori dell’Esercito toglie quasi mezzo minuto al personale,
1h08:56 nel 2022 a Pisa, sulla distanza dei 21,097 chilometri che è
in programma nei prossimi Europei di Roma (7-12 giugno). Al
traguardo la 29enne allenata da Fabio Martelli, già qualificata per
la maratona delle Olimpiadi di Parigi, si piazza al secondo posto
nella gara vinta dalla keniana Angela Tanui in 1h07:04 mentre
finisce terza un’altra atleta del Kenya, Nancy Chepleting Meli, con
1h10:03.
Sulle strade di Napoli è il secondo record italiano nella mezza a
due anni dal 59:26 di Yeman Crippa tra gli uomini nel 2022, primato
della manifestazione eguagliato stavolta dal keniano Brian Kwemoi
che si prende il successo proprio con il tempo di 59:26 seguito dai
connazionali Antony Kimtai (59:45) e Benard Biwott (59:47). Ai piedi
del podio il britannico Emile Cairess, quarto in un notevole
1h00:01. Rientro agonistico per Yassine Rachik (Fiamme Oro), bronzo
europeo di maratona nel 2018, che torna a correre una mezza dopo
oltre due anni e chiude in decima posizione con 1h05:14.
Yaremchuk a Napoli con vista su Roma e Parigi
Domenica la primatista italiana della maratona al debutto stagionale
nella mezza, al rientro da quattro settimane di allenamento in
Kenya: in gara sulla distanza degli Europei della Capitale
“La Napoli City Half Marathon di domenica è l’inizio della stagione
delle Olimpiadi, è una gara importante, da qui comincia tutto. Ora
vesto con grande orgoglio la maglia della Nazionale italiana, sono
molto felice, mi dà stimoli e forte motivazione per fare sempre un
passo in più”. Domenica mattina Sofiia Yaremchuk sarà la stella
azzurra della mezza maratona a Napoli, prima uscita dell’anno sulla
distanza che è nel programma degli Europei di Roma 2024. Già
qualificata per le Olimpiadi di Parigi nella maratona, la
portacolori dell’Esercito inizia a testarsi in gara dopo uno stage
di quattro settimane in Kenya: “È stata lunga, davvero. Perché
abbiamo fatto tanto, tantissimo allenamento - racconta l’atleta
allenata da Fabio Martelli -. Lì è stupendo ma è anche tutto
collinare con continue salite e discese. Nei momenti di recupero più
blandi alla fine non riposi mai, tutto è sempre molto allenante ed
efficace. Dopo il record italiano fatto a Valencia, e il primo
periodo di recupero, abbiamo fatto una ricostruzione con tanto
volume e tanto lavoro aerobico, dunque sempre circa 185 km alla
settimana, mai ritmi forti ma comunque muscolarmente impegnativi. Da
ora introdurremo i ritmi veloci”.
Il pensiero vola a due anni fa, quando è stata terza sulle strade di
Napoli in 1h10:11: “Anche allora venivo dagli allenamenti in Kenya,
ero scossa per quanto stava accadendo in Ucraina, ma feci un tempo
che mi lasciò belle sensazioni positive. Se non ci sarà vento sono
sicura sarà così anche quest’anno. A farmi da lepre ci sarà sempre
Marco Salami, è forte e mi dà sempre un grande aiuto, ha sempre le
parole giuste.” In quella stessa giornata Yeman Crippa firmò il
record italiano della mezza (59:26). Quello femminile appartiene dal
2011 a Nadia Ejjafini (1h08:27). Tra le avversarie di Yaremchuk la
keniana Angela Tanui, vincitrice nel 2019, sesta nella maratona dei
Mondiali di Eugene 2022, l’etiope Anchinalu Dessie 1:07:30 a Milano
lo scorso anno, l’altra keniana Nancy Chepleting Meli, la tedesca
Kristina Hendel.
Tra gli uomini è annunciato l’azzurro Yassine Rachik (Fiamme Oro),
personale di 1h02:29 realizzato proprio a Napoli nel 2019. Nel cast
anche diversi atleti con tempi inferiori all’ora, tra cui il keniano
Brian Kwemoi vincitore della mezza di Pechino nel 2023 con 59:37.
Due argenti mondiali in maratona (Doha 2019 e Eugene 2022) luccicano
nella bacheca dell’etiope Mosinet Geremew, uomo da 2h02:55 nei
42,195 km, in carriera sul podio nelle maratone di Londra, Chicago e
Berlino. Da seguire anche Benard Biwott, 59:44 a Santa Pola nel
2023.
Fenomeno Crippa! A Siviglia record italiano nella maratona
L'azzurro, alla sua seconda gara nella specialità, finisce quarto ma
con 2 ore, 06' 06'' strappa il nuovo primato nazionale. Personali e
standard olimpici centrati anche per Faniel e Meucci
Che fenomeno! A poco meno di un anno dall’esordio nella specialità a
Milano, Yeman Crippa che lo ricordiamo detiene i record italiani dei
3000, 5000, 10.000 (in pista) e mezza maratona si dimostra un
fuoriclasse. E alla maratona di Siviglia (la sue seconda in assoluto)
chiude la gara in 2h06:06 al quarto posto ma firmando il nuovo
primato nazionale: il precedente apparteneva a Iliass Aouani:
2h07'16" a Barcellona il 19 marzo 2023.
I PASSAGGI— Questi i parziali fatti segnare da Crippa in gara: 29.44
al 10° km, 44.52 al 15° km, 59.55 al 20° km e passaggio alla mezza
in 1:03.14. Al 25° km 1:30.04, poi al 35° km 1:45.23. 1:59.54 al 40.
GLI ALTRI AZZURRI— In gara, Yeman ha ripreso e superato il
connazionale Eyob Faniel che sembrava favorito ma che, dopo il
30simo chilometro, ha rallentato e chiuso settimo in 2 ore 07'07",
anche lui sotto il precedente record e dunque seconda migliore
prestazione italiana. Primato personale anche per Daniele Meucci
(11esimo), che ha finito la gara in 2h07'48". Anche questi due crono
rientrano negli standard olimpici. Vincitore della maratona di
Siviglia è stato l'etiope Deresa Geleta Ulfata in 2 ore 03' 27",
nuovo record personale e del percorso. Secondo il francese Morhad
Amdouni con 2:03.47. Terzo l’etiope Gashau Ayale con 2:04.53.
Straordinario risultato ottenuto nel salto in lungo, con la misura
di 8.34, dal 19enne Mattia Furlani ai Campionati Italiani in corso
ad Ancona. L'azzurro ha così realizzato il record del mondo indoor
under 20. Guarda il video (Instagram: @atleticaitaliana)
Video, Mattia Furlani realizza il record del mondo under 20 indoor
di salto in lungo
LISTA ITALIANA ALLTIME MARATONA MASCHILE—
2h06:06 Yeman Crippa, Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:09 Eyob Faniel,
Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:16 Iliass Aouani, Barcellona 19 marzo
2023 2h07:22 Stefano Baldini, Londra 23 aprile 2006 2h07:35
Nekagenet Crippa, Valencia 3 dicembre 2023 2h07:49 Daniele Meucci,
Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:52 Giacomo Leone, Otsu 4 marzo 2001
2h08:02 Alberico Di Cecco, Roma 13 marzo 2005 2h08:05 Yassine Rachik,
Londra 28 aprile 2019 2h08:19 Gelindo Bordin, Boston 16 aprile 1990
Che azzurri! Simonelli, Dosso, Arese record
L’ostacolista con 7.50 batte dopo undici anni il primato di Dal
Molin nei 60hs a Lodz (Polonia), la sprinter si migliora con 7.05,
il mezzofondista al primato nei 1500 di Padova (3:37.03). Trionfi di
Fabbri (21,26) e Iapichino (6,62)
Pomeriggio show per gli azzurri, tre primati italiani in 50 minuti e
prestazioni di lusso. Lorenzo Simonelli firma il record dei 60
ostacoli con il crono di 7.50 superando dopo undici anni il 7.51 di
Paolo Dal Molin del 2013. L’azzurro trionfa a Lodz, in Polonia, con
un crono che balza attualmente in vetta alle liste mondiali
dell’anno, anche se va segnalato il 7.47 dello statunitense Trey
Cunningham del 20 gennaio non inserito ufficialmente nelle liste di
World Athletics. Nello stesso meeting sfreccia Zaynab Dosso che
porta il primato italiano dei 60 metri a un sontuoso 7.05 dopo il
7.09 in batteria, abbassando complessivamente di nove centesimi il
record che già le apparteneva (7.14 nelle ultime due stagioni):
seconda piazza in finale, beffata soltanto dalla polacca Ewa Swoboda
(7.04). A Lodz può brindare anche l’argento mondiale Leonardo Fabbri
che riparte con un successo nel peso (21,26), applausi per il
rientro dopo quasi un anno di Chituru Ali con un doppio 6.63 in
batteria e in finale nei 60 (quinto). Record italiano per Pietro
Arese a Padova: nei 1500 metri con 3:37:03 migliora il 3:37.29 di
Ossama Meslek del 2022. A Sabadell, in Spagna, l’ultimo salto è
vincente per Larissa Iapichino che apre la stagione nel lungo con
6,62 e batte la spagnola Fatima Diame (6,56).
Scintille, questo ragazzo fa scintille. Lorenzo Simonelli non
tradisce nella sua specialità e sbarca definitivamente su un altro
pianeta: dopo il super 6.59 di sabato scorso sui 60 piani, il romano
dell’Esercito piazza l’acuto anche nei 60 ostacoli. E che acuto. A
Lodz, in Polonia, è meraviglioso già batteria: con 7.59 pareggia
quanto fatto agli Europei indoor di Istanbul nel marzo scorso,
quando sfiorò il podio con il crono che fino a stamattina era il suo
primato personale. Meno di un’ora dopo, ecco il capolavoro in finale
alla Orlen Cup: esce dai blocchi in maniera efficace, sul primo
ostacolo è già al comando, ma è soprattutto la progressione che fa
spavento, barriera dopo barriera, velocissimo ‘in mezzo’ e
pulitissimo nel passaggio. A poco più di un mese dai Mondiali indoor
di Glasgow (1-3 marzo), si proietta ai piani altissimi delle liste
mondiali, ovviamente ancora tutte da popolare visto che la stagione
è soltanto all’inizio. Ma le premesse sono clamorose. Soltanto il
polacco Jakub Szymanski (7.53) riesce (quasi) a tenere il ritmo
dell’azzurro, staccato invece l’altro polacco Damian Czykier (7.67)
che in carriera è stato quarto ai Mondiali di Eugene nei 110hs. Con
un Simonelli così si può sognare. Va in archivio dopo quasi undici
anni il record di Paolo Dal Molin realizzato agli Euroindoor di
Goteborg 2013. Ed è soltanto l’inizio. Nella finale femminile dei
60hs è quarta Veronica Besana (Fiamme Gialle) con 8.17 dopo l’8.23
della batteria. Non supera il primo round Luminosa Bogliolo (Fiamme
Oro) che si esprime in 8.47. Largo successo per la polacca Pia
Skrzyszowska (7.85).
“Sentivo che potevo arrivare vicino a 7.50 - il commento di
Simonelli, 21 anni, alla sua prima vittoria in un meeting all’estero
- Finalmente questo risultato ufficializza il mio ingresso
nell’atletica mondiale. Non penso sia stata una gara perfetta, ero
scattato meglio nella prima partenza, quando è stata rilevata una ‘falsa’.
Nella seconda, invece, i primi due appoggi sono migliorabili. Ai
Mondiali sceglierò gli ostacoli, nessun dubbio: l’anno scorso ho
mancato il bronzo per cinque millesimi agli Europei, quest’anno
chissà! Ma quell’episodio mi ha fatto capire che potevo ambire alle
medaglie internazionali. Il mio amico Paolo Dal Molin ha sempre
detto che prima o poi sarei riuscito a togliergli questo record,
sono certo che ne sia contento. Oggi è una giornata speciale per
coach Giorgio Frinolli: il mio primato e quello di Zaynab sono
merito del grandissimo lavoro che sta facendo con noi, ha le
capacità per portarci veramente in alto”.
Zaynab Dosso bussa alle porte della top ten europea di sempre nei 60
metri, ormai distante solo un centesimo. È un crono mai nemmeno
lontanamente avvicinato nella velocità italiana. Anzi due. Il 7.05
della finale, il 7.09 della batteria, prestazioni gigantesche per
migliorare ‘di brutto’ il 7.14 con cui si presentava in Polonia. È
eccezionale il suo doppio sprint all’Atlas Arena di Lodz, ed è
indicativo che sia arrivata a giocarsi la finale spalla a spalla con
la polacca Ewa Swoboda, vincitrice con 7.04, miglior risultato al
mondo dell’anno.
Il salto di qualità è evidente. Formidabile in partenza. Rapidissima
di piedi. Incollata a una delle regine dello sprint d’Europa. Da
stropicciarsi gli occhi. “Peccato perché volevo arrivare davanti
alla Swoboda - le parole di Zaynab Dosso (Fiamme Azzurre) - ma sarà
per la prossima, magari al Mondiale di Glasgow. Adesso ho la
consapevolezza che non andrò in Scozia soltanto per partecipare. Già
l’anno scorso sentivo di avere questi tempi nelle corde ma ho dovuto
interrompere il mio percorso a causa dell’infortunio muscolare. Ora
so che posso fare ancora meglio, specialmente nelle fasi della
partenza. Su coach Giorgio Frinolli, che dire: mi ha fatto crescere
come persona prima ancora che come atleta. Lo ringrazio
infinitamente”. Lo sprint azzurro può anche esultare per aver
ritrovato Chituru Ali (Fiamme Gialle), al rientro dopo praticamente
un anno (l’ultima gara è datata 4 febbraio 2023) e capace di un
doppio 6.63 in batteria e in finale (quinto), a soli due centesimi
dal personale di due anni fa. Niente finale per Marco Ricci (Esercito)
6.74 in batteria e Aurora Berton (Fiamme Gialle) out con 7.40.
Alla festa si unisce pure Leonardo Fabbri, direttamente in Polonia
dal raduno del Sudafrica, e subito a segno: vittoria con 21,26 al
quarto lancio, meglio del nigeriano Chukwuebuka Enekwechi (21,14),
del giamaicano Rajindra Campbell (21,13) e del croato campione
europeo Filip Mihaljevic (21,08). “Bell’inizio, considerato che sono
arrivato in Polonia dopo un trasferimento durato 40 ore dal
Sudafrica, anche a causa del volo cancellato a Francoforte. Ma le
sensazioni in pedana erano buone, vincere fa sempre bene e ora corro
a prendere l’altro volo verso la Germania”, il commento del
lanciatore dell’Aeronautica. Giusto il tempo di rifare la valigia e
si parte a Nordhausen (Germania) per la gara di domani pomeriggio
alla quale prenderà parte anche il campione europeo indoor Zane Weir
(Fiamme Gialle). Completa il quadro azzurro il 2,14 nell’alto di
Edoardo Stronati (Fiamme Gialle) alla ricerca di esperienza
internazionale: terzo nella prova vinta dal polacco Norbert
Kobielski con 2,25.
Esordio con primato italiano indoor. Non poteva iniziare meglio il
2024 di Pietro Arese che va subito a segno a Padova nei 1500 metri
con il crono di 3:37.03. Battuto di 26 centesimi il limite al
coperto stabilito da Ossama Meslek in 3:37.29 a Birmingham, il 19
febbraio del 2022. Obiettivo centrato dal mezzofondista delle Fiamme
Gialle, in crescita costante nelle ultime stagioni e ora
protagonista del record dopo averlo già sfiorato nel 2022 correndo
in 3:37.31 ai Mondiali in sala di Belgrado. Il lampo del 24enne
torinese, che l’anno scorso ha avvicinato il primato outdoor con
3:33.11 a Budapest mancando di poco la finale iridata, è decisamente
promettente anche in vista dell’estate azzurra. “Mi sono sentito
davvero bene - commenta Arese - in una gara condotta in progressione,
per metà da solo, ma sono riuscito a gestirla in controllo fino alla
fine. Significa che le premesse sono ottime, se penso che ho chiuso
la passata stagione indoor con 3:38.91, ed è il frutto del lavoro
svolto con il coach Silvano Danzi anche nelle ultime settimane in
raduno a Potchefstroom, in Sudafrica. Adesso guardo avanti: 3000 a
Metz nel prossimo weekend, Assoluti ad Ancona e spero di
qualificarmi per i Mondiali indoor di Glasgow tramite il ranking
anche se la stagione all’aperto sarà ancora più importante. Dopo
essere arrivato a 12 centesimi dalla medaglia piazzandomi quarto
agli Europei di Monaco, e a 14 dalla finale mondiale, forse mi sono
tolto la fama di quello che arriva a un soffio dal risultato...”.
Anche l’anno scorso aveva iniziato con un record italiano a Padova,
3:55.71 nel miglio.
Secondo al traguardo il bresciano Giovanni Filippi (La Fratellanza
1874 Modena) con 3:40.76, in una gara pilotata da Federico Maione (Libertas
Unicusano Livorno) con parziale di 1:58.04 agli 800 metri, ma è
notevole anche il tempo dello junior Nicola Baiocchi (Atl. Livorno),
ottavo in 3:46.60 per diventare il terzo under 20 italiano di sempre
a meno di quattro decimi dal record di categoria di Stefano Mei
(3:46.22 nel 1982). Sempre a Padova, doppio miglioramento per Alice
Muraro (Aeronautica) nei 60hs: la vicentina vince la finale in 8.15
dopo essere già scesa a 8.22 in batteria. L’oro dei 400hs alle
Universiadi toglie dodici centesimi complessivi al suo 8.27 della
passata stagione.
Parte con una vittoria la stagione di Larissa Iapichino nel lungo.
La vicecampionessa europea indoor salta la misura di 6,62 per
prendersi il successo nel meeting di Sabadell, in Spagna, alla prima
uscita dell’anno in pedana. Un balzo che arriva al sesto e ultimo
tentativo superando l’iberica Fatima Diame, in testa fino a quel
momento con 6,56 realizzato alla quarta prova. L’azzurra inizia con
6,50, poi cerca di migliorarsi ma trova una serie di quattro nulli
consecutivi, in conclusione sceglie di non rischiare e regala almeno
una dozzina di centimetri all’asse di battuta per compiere il
sorpasso sull’avversaria. Era dal quinto posto ai Mondiali di agosto
a Budapest che la 21enne dell’Atletica Firenze Marathon non saltava
in gara e l’esordio è decisamente migliore rispetto a quello
dell’anno scorso, che era cominciato con 6,45 a Valencia. Per la
seconda edizione di fila si aggiudica il Míting Internacional de
Catalunya dove nella passata stagione era atterrata a 6,72. “Sicuramente
è un buon punto di partenza”, le parole di Larissa Iapichino, che un
paio di settimane fa si è migliorata nella velocità correndo in 7.45
nei 60 metri ad Ancona. “Devo ancora riguardare l’ultima parte della
rincorsa, ho un po’ pasticciato con diversi nulli, ma sono contenta
di essere tornata a gareggiare e mi preparo alla prossima”.
Appuntamento a Dusseldorf il 4 febbraio. Nei 400 metri è quarto
Riccardo Meli (Fiamme Gialle) con 47.76.
NANTES - Ancora una buona prova per Giada Carmassi (Esercito), terza
al meeting di Nantes nei 60hs: 8.12 per la friulana, a cinque
centesimi dal PB siglato due sabati fa a Udine. La campionessa
italiana dei 100hs, che domani è attesa di nuovo in gara in Francia
a Val-de-Reuil, chiude alle spalle delle transalpine Solenn Compper
(8.01) e Laura Valette (8.06). Carmassi aveva raggiunto la finale
correndo in 8.23 in batteria. Per l’altra ostacolista Elena Carraro
(Fiamme Gialle) un crono di 8.30 nella finale B, dopo l’8.35 del
primo round. Sesto posto complessivo nei 400 per Alessandra Bonora (Fiamme
Gialle) con 53.83, sesta anche Alessia Trost (Fiamme Gialle) con
1,73 nell’alto: poi, per la saltatrice azzurra, la doccia fredda
della sospetta rottura del tendine d’Achille.
AUBIERE - Al giro di boa il weekend di Dario Dester (Carabinieri),
ottavo con 3227 punti dopo quattro gare su sette, e Lorenzo Naidon (Fiamme
Gialle), decimo a 3210 nell’eptathlon ad Aubière, in Francia.
Primato personale per Naidon nella prova inaugurale dei 60 (6.95),
sotto i sette secondi anche Dester con 6.99. Nel salto in lungo 7,18
per il trentino, 6,96 per il cremonese. Sulla pedana del peso 13,93
di Dester che poi conferma lo stagionale di 2,01 nell’alto, mentre
Naidon lancia a 13,01 e salta 1,98. In testa il francese Makenson
Gletty a quota 3449. Domani tocca anche a Sveva Gerevini (Carabinieri)
nel pentathlon.
LE ALTRE SEDI - A New York il triplista Emmanuel Ihemeje (Aeronautica)
si prende il successo a 15,89 nel Dr. Sander Invitational Columbia
Challenge all’Armory Track, con rincorsa non completa, meglio
rispetto al 15,46 di esordio ma ancora lontano dai propri standard.
[RISULTATI] Vittoria e primato stagionale nei 400 metri con 47.12
per Mario Lambrughi (Atl. Riccardi Milano 1946) a Magglingen, in
Svizzera. L’azzurro, specialista degli ostacoli, migliora il 47.31
ottenuto all’esordio nello scorso weekend a Padova, sulla pista
elvetica dove ha stabilito sei anni fa il personale indoor di 46.68.
[RISULTATI]. Al PalaCasali di Ancona nell’asta Ivan De Angelis (Fiamme
Gialle) torna a saltare 5,35. In pista la quindicenne Matilde Lui (Cus
Pro Patria Milano) scende a 8.42 in batteria nei 60 ostacoli allieve.
Diretta streaming su atletica.tv anche per i meeting di domenica.
[RISULTATI] Nella fase regionale dei Campionati invernali di lanci,
a La Spezia, seconda gara dell’anno per la martellista Rachele Mori
(Fiamme Gialle) con 64,84. [RISULTATI]
Beatrice Chebetha migliorato il primato
mondiale dei5km
di corsa su strada: è successo aBarcellonanel
pomeriggio di domenica 31 dicembre quando la keniana classe 2000 ha
tagliato il traguardo dellaCursa
dels Nassosin14:13.
Migliorato sia il 14:30 corso in gara solo femminile, come quella
andata in scena a Barcellona, di Senbere Teferi, ma anche il 14:19
di Ejgayehu Taye in gara mist
In Catalogna secondo posto dell'ormai ex primatista Taye (14:21) e
terzo per la keniana Lilian Kasait Rengeruk (14:26). Sotto i 15'
anche Cheptoyek (14:28) e Eisa (14:40)
Nella gara maschile successo diDominic
Lobaluin 13:12.
Maratona di New York
Tamirat Tola e Hellen Obiri vincono la Maratona di New York numero
52. L'azzurro Iliass Aouani si difende e chiude in Top10!
Sono Tamirat Tola e Hellen Obiri i vincitori della 52ma edizione
della New York City Marathon partita nella mattinata statunitense
dal Ponte Giovanni da Verrazzano e conclusasi 42.195km più tardi
all'interno del Central Park.
Gara maschile che, come spesso accade, trova un punto di svolta in
prossimità del Queensboro Bridge, al 25mo chilometro, con Tamirat
Tola, Albert Korir e Jemal Yimer che lasciano sul posto il
sorprendente marocchino Zouhair Talbi, Abdi Nageeye e Shura Kitata.
Ancor prima del 30mo Tola spinge ancora staccando prima il keniano e
poi, a 10km dal traguardo, il connazionale Ymer.
2h04'58" (primato della gara) il crono del Campione del Mondo di
Eugene 2022, al suo primo successo in una Major. Poi crolla Yimer e
Korir è secondo in 2h06'57", Kitata terzo in 2h07'11".
Il primatista italiano Iliass Aouani sempre saldamente nella Top10:
alla fine arriverà un grandissimo settimo posto in 2h10'54".
Decisamente diverso l'andamento della gara femminile con ben 11
atlete, capeggiate dall'attivissima americana Kellyn Taylor, che si
sono studiate a lungo, e più precisamente fino al chilometro 35
quando una "timida" accelerazione screma il gruppo di 4 unità. La
NYCM si decide solamente a 5km dal traguardo con la violenta
accelerazione di Viola Cheptoo che accende la lotta per la vittoria:
oltre alla Cheptoo, rimangono a guidare Hellen Obiri e Letesenbet
Gidey ma poco più tardi rientrano Sharon Lockedi e Brigid Kosgei.
All'ingresso in Central Park accelera la Obiri e poco più tardi
alzano bandiera bianca Cheptoo e Kosgei. Poi bellissimo testa a
testa tra Obiri e Gidey con la prima che avrà la meglio in 2h27'23".
L'etiope è seconda in 2h27'29", podio completato dalla vincitrice
2022 Sharon Lockedi (2h27'33")
Pietro Riva vola nella mezza: 59:41 a Valencia
L’azzurro scende sotto l’ora con quasi un minuto di progresso,
secondo italiano di sempre a soli 15 secondi dal record nazionale di
Yeman Crippa e settimo europeo alltime: “Meglio del previsto”
È il secondo italiano della storia a scendere sotto l’ora nella
mezza maratona. Magnifica prestazione di Pietro Riva che firma il
gran crono di 59:41 a Valencia per abbattere il record personale di
quasi un minuto, con un super progresso rispetto al tempo di 1h00:30
ottenuto nella scorsa edizione. Si esalta il portacolori delle
Fiamme Oro, capace di demolire il proprio limite e di avvicinare il
primato nazionale sui 21,097 chilometri di Yeman Crippa, 59:26 nel
febbraio del 2022 a Napoli, rimasto a soli quindici secondi. Per il
26enne cuneese di Alba, allenato a Rubiera dall’olimpionico Stefano
Baldini, è il riscatto di una stagione frenata dall’infortunio che
gli ha impedito di gareggiare durante l’estate, una lesione alla
fascia plantare sinistra. Da qui riparte la crescita del piemontese,
quinto nei 10.000 agli Europei di Monaco dell’anno scorso, che era
rientrato con il promettente 1h01:06 di tre settimane fa ai Mondiali
di Riga. Questi i suoi parziali: 13:58 (5 km), 28:13 (10 km), 42:18
(15 km) e 56:32 (20 km). Con grinta e determinazione, viaggia a
lungo insieme allo spagnolo Carlos Mayo e al portoghese Samuel
Barata che lo staccano nell’ultimo tratto realizzando i rispettivi
primati nazionali in 59:39 e 59:40. Adesso l’azzurro è il settimo
europeo di sempre, a meno di mezzo minuto dal record dello svizzero
Julien Wanders (59:13 nel 2019).
RIVA: “ORA MI ESPRIMO AL MASSIMO” - “Mi aspettavo di andare forte -
commenta Pietro Riva - e speravo di correre in meno di un’ora, ma
forse non pensavo di poter scendere sotto quel muro di così tanto.
Sono davvero contento anche per come ho gestito la gara, soprattutto
tra il decimo e il quindicesimo chilometro dopo un avvio molto
rapido, riuscendo spesso a tenere alto il ritmo nel gruppo in cui mi
sono trovato. Alla fine ho stretto i denti, con in mente l’obiettivo
da raggiungere. Se lo stop per infortunio mi ha fatto rinunciare
alle gare estive, potrebbe avermi aiutato a riposare un po’ e quindi
a riprendere la giusta condizione, dopo la scorsa stagione che era
stata particolarmente lunga. Credo anche di aver cambiato
atteggiamento negli allenamenti, che affronto in modo meno
aggressivo e più parsimonioso, arrivando meno stanco alle gare e
nelle ultime uscite mi sono espresso al massimo. Ora qualche giorno
di vacanza, poi inizierò a lavorare per il 2024 puntando agli
Europei di Roma, probabilmente sulla mezza maratona, e con il sogno
di potermi qualificare per le Olimpiadi sui 10.000 metri. Ci sarà da
costruire il ranking e da migliorare sulle distanze più brevi”.
KANDIE 57:40 - Sulle strade della città spagnola Riva taglia il
traguardo al quindicesimo posto in una corsa velocissima. Quattro
atleti chiudono in meno di 58 minuti con la vittoria del keniano
Kibiwott Kandie in 57:40, quarto tempo di sempre e migliore
prestazione dell’anno al mondo, mancando di appena nove secondi il
record mondiale: è il suo terzo successo in tre partecipazioni a
Valencia, dove con 57:32 stabilì il primato del mondo nel 2020, e il
secondo consecutivo. Spettacolare la sfida risolta in volata con gli
etiopi Yomif Kejelcha e Hagos Gebrhiwet, argento e oro sui 5 km
nella recente rassegna iridata, alle sue spalle entrambi in 57:41 ma
davanti al 57:50 dell’altro etiope Selemon Barega, campione olimpico
dei 10.000 metri: sono i migliori crono di ogni epoca per i
piazzamenti dalla seconda alla quarta posizione. Poi quinto il
keniano Sabastian Sawe, fresco vincitore del titolo mondiale, con il
personale di 58:29 in una mattinata con meteo ideale, temperatura
intorno ai 12 gradi alla partenza e senza vento. Tripletta keniana
al femminile con la vicecampionessa del mondo Margaret Chelimo
Kipkemboi in 1h04:46 a precedere le connazionali Irine Cheptai
(1h04:53) e Janet Chepngetich (1h05:15).
Spettacolare volata a Venezia dove Solomon
Mutai beffa di pochi centesimi Emmanuel Naibei!
al femminile assolo di Rebecca Tanui
Un finale strepitoso, probabilmente il più bello di tutte le 37
edizioni, quello della Venicemarathon 2023 che si è concluso
curiosamente con lo stesso esito dello scorso anno: vince l'ugandese
Solomon Mutai davanti al keniano Emmanuel Naibei, proprio come nel
2022.
Dopo un passaggio a metà gara in 1h03'44" il gruppo si assottiglia
con l'andare dei chilometri fino all'ingresso a Venezia dove i due
battistrada affrontano i ponti prima di un incredibile sprint finale
chiuso per entrambi in 2h07'40" (record della gara). Il photofinish
da ragione all'ugandese che può così salire sul gradino più alto di
un podio che ha visto in terza piazza Noah Kiprotich Kigen
(2h08'17").
Abdoullah Bamoussa primo italiano, è ottavo in 2h20'59.
Tra le donne, passaggio ai 21.097km in 1h11'36", è a lungo testa a
testa tra le keniana Rebecca Tanui e l'etiope Kebene Chala. Dopo il
30mo chilometro scappa via la Tanui che farà il vuoto: 2h25'35" il
crono della 31enne, alle sue spalle scende per la prima volta sotto
le 2h30' la Chala (2h26'38") mentre al terzo posto c'è Bedada Tigist
(2h28'06"). Prima italiana è Giorgia Bonci, 11ma in 3h11'17".
Domenica 22 ottobre 2023, con partenza alle
ore 8:25, va in scena l'edizione numero 32 della Mezza Maratona di
Valencia, gara che, come la 42.195km in programma a dicembre,
è nota per essere una delle più veloci al mondo.
Ed è proprio in questa gara che è stato stabilito l'attuale primato
mondiale femminile: nel 2021 l'etiope Letesenbet Gidey vinse con il
crono di 1h02'52" mentre l'anno prima Kibiwott Kandie chiuse in
57'32", crono che all'epoca rappresentava il record del mondo e che
oggi è la seconda prestazione di sempre.
In questo 2023 sono attesi al via ben 22mila runners tra cui 160
élite per un totale di 107 nazioni al via. Italia che sarà la
pattuglia straniera più presente con 895 iscritti tra cui Pietro
Riva, che proprio a Valencia nel 2022 corse in 60'30", crono che lo
pone 20mo e secondo miglior europeo al via. Nella lunghissima lista
degli elite presenti anche Francesco Agostini (64'41") e Giulia
Vettor (1h17'01").
E come ogni anno gli organizzatori rendono note anche le cifre mosse
dalla gara: 2.4milioni di entrate provenienti per il 49% dalle quote
di iscrizioni, il restante da contributi e sponsorizzazioni. Sempre
parlando di soldi, Valencia opta per premi in denaro variabili: i
vincitori intascheranno un premio tra 14mila e i 35mila euro in base
al crono con un bonus di 70mila nel caso di primato del mondo.
L'edizione 2024 è in programma per il 27 ottobre.
I top runners della Mezza Maratona di Valencia
Ben 15 uomini accreditati di un primato personale al di sotto
dell'ora. Il migliore è proprio Kibiwott Kandie, con il suo 57'32"
del 2020, seguono nella starting list Yomif Kejelcha (58'32"),
Stephen Kiprop (58'42"), Mathew Kimeli (58'43"), Tadese Worku
(58'47"), Hagos Gebrhiwet (58'55") e Sabastian Sawe (58'58"), attesa
anche per il debutto sulla distanza per Nicholas Kimeli.
Tra le donne il miglior accredito è di Melat Kejeta (1h05'18")
seguita da Margaret Chelimo (1h05'26"), Gotytom Gebreslase
(1h05'36") e Irine Cheptai (1h05'53");
Il record di Kiptum e il futuro della maratona: l’analisi di
Gabriele Rosa
Il tecnico più vincente di sempre quando si parla di atletica
commenta il primato del keniota: "Nella gara maschile si scenderà
presto sotto le due ore"
Michele Antonelli
Il record di 2 ore e 35 secondi ha stupito lo sport. Kelvin Kiptum è
il maratoneta più veloce del mondo e il primato stabilito a Chicago
apre il dibattito sul futuro dei 42,195 km. Gazzetta Active ha
approfondito il tema con il dottor Gabriele Rosa, il tecnico più
vincente di sempre quando si parla di atletica. "Ci sono diversi
aspetti da tenere in considerazione. Dalla tecnologia
all’allenamento, è un tempo che viene fuori da un contesto in
evoluzione".
L’analisi parte da un confronto. "C’è da dire intanto che Kiptum è
un atleta molto giovane per il concetto di maratoneta. Ha 23 anni ma
l’età non è una sorpresa, visto che in passato abbiamo già visto
atleti come Wanjiru trionfare alle Olimpiadi a 21 anni. Non è dunque
vero che serve una certa maturazione per vincere in questa gara.
Dall’altra parte abbiamo poi un super atleta come Eliud Kipchoge,
che ha superato i 40 anni e ha iniziato a fare cose straordinarie da
maratoneta dopo i 30. La distinzione sull’età dunque viene meno".
IL RECORD DI KIPTUM— Il dottor Rosa inquadra il primato di Kiptum,
arrivato alla terza maratona corsa dal keniota e in soli 10 mesi.
"La premessa è che questo ragazzo non è un atleta da pista. Kelvin
si allena in Kenya, nella nella foresta di Kaptagat, ma non con i
training camp. Parliamo di un luogo collocato tra i 2500 e i 2700
metri, ricco di piante. È dunque un’area che offre il vantaggio
dell’altura, ma molto ossigenata". È il punto di partenza per le
successive distinzioni. "L’altro aspetto da considerare è che è in
corso un cambiamento notevole nella tecnologia delle scarpe.
Un’evoluzione lenta e progressiva che comporta alcune novità
rispetto alla preparazione tradizionale". Negli allenamenti e nella
gara: "Queste scarpe implicano una preparazione particolare per la
forza. Più uno riesce a spingerle e più ne trae vantaggio, perché
utilizzano una nuova intersuola in schiuma con aste in carbonio
all’interno e dunque fanno leva. Sono progettate per spingere in
avanti ed è una cosa che fino a poco tempo fa non esisteva". Un plus
importante per un maratoneta come Kiptum: "È un atleta alto e con
una buona falcata. Le scarpe permettono di allungarla e su 17-18
mila passi il vantaggio è evidente".
PROSPETTIVE— Il discorso si sposta poi sulle prospettive della gara
regina: "Mi sembra chiaro che nella maratona maschile si scenderà
presto sotto le due ore. Di sicuro, tutti gli atleti che di recente
stanno facendo primati registrano in media tempi inferiori rispetto
a qualche anno fa. Significa che in linea di massima i corridori si
sono velocizzati e il merito è dei lavori di endurance e di forza,
che hanno dato bei miglioramenti. L'evoluzione delle scarpe è però
così forte che non permette più di parametrare bene la prestazione
rispetto al tempo, perché è subentrata una variabile per ora non
misurabile". Una considerazione che vale anche al femminile: "Qui
verrà presto ritoccato il primato di Tigist Assefa, che a Berlino ha
fermato il cronometro sulle 2 ore 11 minuti e 53 secondi".
VERSO LA MARATONA OLIMPICA— Il commento finale guarda alle Olimpiadi
di Parigi. "Mi dispiace per Kipchoge, ma per l’abilità nei finali di
Kiptum credo che sia improbabile la sua terza vittoria ai Giochi. A
Berlino, nella maratona più veloce del mondo, Eliud ha corso bene ma
non ha fatto uno dei suoi tempi migliori. La fisiologica riduzione
della prestazione è anche legata all’età, mentre in secondo piano
c’è la questione dell’adattamento alle nuove scarpe. Dopo aver corso
per una vita in un altro modo, non è semplice adeguarsi. Vedo Kiptum
favorito per la prossima estate". Cambia invece qualcosa per la gara
femminile: "La Assefa viene da un tempo incredibile, ma ora
entreranno in gioco le generazioni di grandi atlete sulla pista. Ci
sarà qualche incognita in più legata al confronto sulla distanza".
Chicago Marathon
Storico Kelvin Kiptum: il keniano migliora il primato mondiale sui
42.195km alla Maratona di Chicago 2023!
Un giorno storico per la Maratona e per lo sport: Kelvin Kiptum,
keniano nato il 2 dicembre 1999, migliora il record del mondo sui
42.195km superando il 2h01'09" corso da Eliud Kipchoge lo scorso
anno a Berlino chiudendo la 45ma edizione della Chicago Marathon in
2h00'35".
Kiptum, che lo scorso aprile a Londra aveva sorpreso tutti vincendo
in 2h01'25", era solamente alla sua terza maratona in carriera dopo
il clamoroso esordio al termine della passata stagione a Valencia,
dove chiuse in 2h01'53".
Con la prestazione odierna il non ancora 24enne entra nella storia
anche per il fatto di aver corso al di sotto delle 2h02' tutte le
42.195km che fin qui ha corso in carriera.
Gara condotta dal duo Kiptum, Mateiko fino al 37esimo Km, dopodichè
Kiptum rompe gli indugi ed inizia a spingere fino all'ultimo metro
staccando di oltre 3 minuti il connazionale Kipruto (2:04:02) che
giunge secondo, completa il podio il belga Abdi (2:04:32).
Grande risultato anche al femminile dove l'olandese Sifan Hassan
abbassa notevolmente la migliore prestazione europea
Anche in questo caso la Hassan ha corso per 27Km insieme alla
kenyana Chepngetich. Poi l'olandese ha iniziato lentamente ma
inesorabilmente a staccare la kenyana che è poi giunta seconda con
1'53" di ritardo (2:15:37), al terzo posto si è classificata
l'etiope Alemu (2:17:09).
Battocletti quinta, record europeo sfiorato
Nei Mondiali di corsa su strada, a Riga, l’azzurra con 14:45
migliora nei 5 km il suo primato italiano, a un secondo da quello
continentale dell’olandese Hassan. Settimo Filippi nel miglio,
undicesima Yaremchuk nella mezza maratona
È un’altra fantastica giornata per Nadia Battocletti. A Riga, nei
Mondiali di corsa su strada, riesce a cogliere uno splendido quinto
posto nei 5 chilometri in 14:45 dopo essere rimasta a lungo nel
gruppo di testa. La regina del mezzofondo azzurro supera di quasi
mezzo minuto il suo record italiano, 15:13 dell’anno scorso (a
Herzogenaurach il 30 aprile del 2022), e sfiora il primato europeo
di 14:44 realizzato nel 2019 dall’olandese Sifan Hassan, mancandolo
di appena un secondo. Sempre più protagonista tra le big a livello
internazionale, la 23enne trentina si stacca soltanto nel chilometro
conclusivo per finire a dieci secondi dall’oro di Beatrice Chebet,
al successo in 14:35 per fare doppietta keniana con l’argento di
Lilian Rengeruk (14:39), e a cinque secondi dal bronzo dell’etiope
Ejgayehu Taye (14:40) che precede la connazionale Medina Eisa
(14:41). La portacolori delle Fiamme Azzurre allenata dal papà-coach
Giuliano è nettamente la migliore tra le europee, lottando fino
all’ultimo in mezzo alle big con una condotta di gara coraggiosa.
Per la terza volta in questa stagione riscrive un primato italiano,
che si aggiunge a quelli dei 5000 su pista (14:41.30 a Londra il 23
luglio) e dei 10 km su strada (31:36 a Pescara il 10 settembre),
lasciandosi alle spalle il passaggio a vuoto della finale nei 5000
ai Mondiali di Budapest dove non è andata oltre il sedicesimo posto,
mentre è stata settima due anni fa alle Olimpiadi di Tokyo. Sulle
strade della capitale lettone chiude ventiduesima Federica Del Buono
(Carabinieri) con 16:03. La vincitrice Chebet, quest’anno
campionessa mondiale di cross e bronzo nei 5000 iridati, conquista
la sua terza medaglia in altrettante rassegne.
MEZZA MARATONA - Buon esordio in azzurro per Sofiia Yaremchuk. Nella
mezza maratona si piazza undicesima la campionessa tricolore in
1h09:37 dopo aver viaggiato nel secondo gruppo, non lontana dal
personale sulla distanza dei 21,097 chilometri (1h08:56 nella scorsa
stagione). La 29enne dell’Esercito arriva a sei secondi dalla top
ten ed è la terza delle atlete europee. Tripletta per il Kenya con
la conferma in 1h07:25 dell’olimpionica di maratona Peres
Jepchirchir a tre anni dalla scorsa edizione di Gdynia 2020 e al
terzo oro in carriera (il primo nel 2016) seguita da Margaret
Chelimo Kipkemboi (1h07:26) e Catherine Relin (1h07:34) per
aggiudicarsi anche il titolo a squadre davanti a Etiopia e Gran
Bretagna in una mattinata con cielo in parte coperto sulle sponde
del fiume Daugava e circa 16 gradi di temperatura. Tra gli uomini il
migliore degli italiani è Pietro Riva: diciassettesimo con 1h01:06
il piemontese delle Fiamme Oro, poi 29° Yohanes Chiappinelli
(Carabinieri) in 1h01:37 poco più di un mese dopo l’undicesimo posto
nella maratona dei Mondiali e 40° Iliass Aouani (Fiamme Azzurre,
1h02:51). Tutto keniano il podio anche nella gara maschile con
Sabastian Sawe (59:10) che sorpassa Daniel Ebenyo (59:14) in
prossimità del traguardo, bronzo a Samwel Mailu (59:19). Nella
classifica per team gli azzurri finiscono ottavi, vince la
formazione del Kenya su Etiopia e Sudafrica.
MIGLIO - Si comporta bene nel miglio Giovanni Filippi, settimo in
3:57.41. Al debutto con la maglia della Nazionale, il 25enne
bresciano della Fratellanza 1874 Modena è autore di una brillante
prova con il record italiano di questa specialità da poco entrata
nel programma ufficiale, terzo degli europei, restando in contatto
con i leader della gara fino allo sprint decisivo. Titolo al
ventenne statunitense Hobbs Kessler con 3:56.13, nuovo primato
mondiale nei 1609,34 metri su strada, davanti al britannico Callum
Elson (3:56.41) e all’altro americano Samuel Prakel (3:56.43),
invece l’altro azzurro Mohad Abdikadar (Aeronautica) non va oltre il
26° posto in 4:11.60. Clamoroso nel miglio femminile: le etiopi
Diribe Welteji, medaglia d’oro con il record mondiale in 4:20.98, e
Freweyni Hailu (4:23.06) sorprendono la fuoriclasse keniana Faith
Kipyegon che si deve accontentare del bronzo con 4:24.13 dopo i due
trionfi (1500 e 5000) ai Mondiali di Budapest. Dominio dell’Etiopia
anche nei 5 km degli uomini con Hagos Gebrhiwet, primo in 12:59, e
Yomif Kejelcha, argento in 13:02, per fare il vuoto nei confronti
del keniano Nicholas Kipkorir (13:16).
E' stata una vera e propria passerella trionfale, con brivido
finale, quella di Eliud Kipchoge (2h02'42")alla 49ma edizione della
Berlin Marathon, la 42.195km più attesa della stagione andata in
scena domenica 24 settembre alla presenza di oltre 47mila runners.
Anche al femminile sarà un assolo, quello della campionessa uscente
Tigist Assefa che andrà a disintegrare in primato del mondo sulla
distanza (LA NEWS): alla fine, fatto più unico che raro in una
Maratona Major, entrambi i vincitori del 2022 si ripeteranno nel
2023.
Il quasi 39enne keniano è rimasto al comando praticamente da subito,
ben prima del terzo chilometro, accompagnato dalle 3 lepri e
dall'outisder etiope Derseh Kindie. Passaggi ai 10km in 28'27" e
alla mezza in 60'27", crono leggermente più lenti rispetto a quanto
fatto lo scroso anno.
Poi, finito il lavoro delle lepri, comprensibile rallentamento con
Kipchoge che vince la sua 11ma Maratona Major in carriera
strappando, senza possibilità di replica, il pass per le Olimpiadi
di Parigi 2024.
La definitiva svolta della gara dopo 31km quando Kindie, accreditato
di un crono di 2h08', si stacca per poi fermarsi poco più tardi.
Finisce anche il lavoro dell'ultima lepre e Kipchoge appare molto
più sciolto nella sua azione di corsa. Tuttavia un rallentamento al
38mo chilometro, con parziali per la prima volta sopra i 3'/km,
porteranno l'esordiente Vincent Kipkemoi a provare un'insperata
rimonta. Kipkemoi recupererà oltre 15" portandosi a 30" dal leader
che tuttavia riuscirà ad amministrare il vantaggio
2'02"42 il crono finale che valgono a Kipchoge il secondo crono
stagionale dietro a Kelvin Kiptum (2h01'25") e l'ottavo crono della
storia. Sul podio anche Vincent Kipkemoi (2h03'13") e Tadese Takele
(2h03'24").
Eyob Faniel si ritira dopo il 35mo chilometro dopo una gara corsa a
cavallo delle 2h08'.
Clamoroso primato del mondo dell'etiope Tigist Assefa che a Berlino
che riscrive la storia dei 42.195km al femminile tagliando il
traguardo dopo 2h11'53" e disintegrando in 2h14'04" corso da Brigid
Kosgei a Chicago nel 2019. (QUI TUTTI GLI INTERMEDI)
L'atleta classe 1994, vincitrice a Berlino anche nel 2022, passa ai
10km in 31'45" e alla mezza in 1h06'20". In tanti si aspettano un
crollo, ma anzi, la Assefa rilancia chiudendo su un tempo quasi
"maschile" e portando la maratona femminile su un altro livello.
(QUI LE SCARPE UTILIZZATE)
A Berlino completano il podio la keniana Sheila Chepkirui (2h17'49")
e la sorprendente tanzaniana Magdalena Shauri (2h18'41").
Fabbri 22,31, record Duplantis-Tsegay 5000 record
L'azzurro argento iridato ancora oltre i 22 metri nella finale di
Diamond League a Eugene, sesta Folorunso. Primati mondiali
dell'astista a 6,23 e per l'etiope nei 5000 donne, Ingebrigtsen
record europeo nei 3000
Leonardo Fabbri ancora superlativo nella seconda serata delle finali
della Wanda Diamond League a Eugene. Il pesista azzurro argento
mondiale è quarto in una gara dai contenuti strepitosi, con 22,31,
seconda prestazione della carriera a soli tre centimetri dalla
misura che gli ha consegnato il podio iridato un mese fa, e quarta
prestazione assoluta italiana dopo Alessandro Andrei (22,91), Zane
Weir (22,44) e la misura del Fabbri formato-Budapest (22,34). Il
fiorentino dell'Aeronautica ha iniziato con 21,42, poi l'exploit da
22,31, seguito da tre lanci nulli e un 20,76 conclusivo. Il Diamond
Trophy va per la terza volta allo statunitense Joe Kovacs, alla
miglior gara dell'anno con un favoloso 22,93, ma appena sufficiente
per tenere ancora dietro Ryan Crouser (22,91) e il miglior Tom Walsh
dell'anno (terzo con 22,69). Si chiude una stagione formidabile per
il 26enne allenato da Paolo Dal Soglio, culminata con la medaglia
d'argento mondiale e l'abbattimento, ora consolidato a più riprese,
del muro dell'élite assoluta dei pesisti, i ventidue metri. “La gara
purtroppo è finita al secondo lancio - racconta Fabbri - perché dopo
il 22,31 ho preso una storta esultando, ma ho voluto comunque
provare a finirla visto che pensavo di fare molto di più. È una
stagione da film, sto diventando il pesista che ho sempre sognato di
diventare. Non vedo l’ora di iniziare a preparare il 2024”.
CHE SHOW - Una finale di Diamond League senza precedenti, con una
seconda giornata che ha registrato due record mondiali (Tsegay e
Duplantis), due record europei (Ingebrigtsen e lo stesso Duplantis),
un totale di cinque record di area, tre record della Diamond League,
sette primati del meeting e ben nove migliori prestazioni mondiali
dell’anno.
FOLORUNSO SESTA - Nei 400 ostacoli è sesta l’azzurra Ayomide
Folorunso. La primatista italiana ha chiuso ancora una volta su
tempi di eccellenza, in 54.68, con il consueto ottimo finale, nella
gara vinta dall'olandese campionessa mondiale Femke Bol in 51.98,
record del meeting, terza prestazione europea di sempre (sue le
prime due) e decima assoluta al mondo. Dall'ottava corsia, l'azzurra
ha ben tenuto nella prima parte di gara, riuscendo a chiudere con la
caratteristica facilità di azione gli ultimi venticinque metri del
rettilineo, confermando nella top-class mondiale della specialità il
piazzamento ottenuto nella finale dei campionati del mondo. Dietro
la Bol, al terzo Diamond Trophy consecutivo, la statunitense argento
mondiale Shamier Little (53.45) e la giamaicana Rushell Clayton
(53.56), fotocopia del podio mondiale di Budapest. Con l'ennesima
gara di altissimo livello, e l'undicesimo crono della carriera
(ottava prestazione stagionale), per l'azzurra delle Fiamme Oro il
2023 vale l'ingresso, a pieno merito e titolo, nell'élite mondiale
della specialità. “Per me è una buona chiusura di una bella
stagione, mi sarebbe piaciuto ancora di più un quinto posto che era
nelle possibilità - commenta ‘Ayo’ - ma alzarsi da tavola con un po’
di fame fa sempre bene e non è stato semplice, ho raschiato il fondo
del barile per quest’ultima gara. Sono contentissima di aver vissuto
la trasferta con il mio allenatore Maurizio Pratizzoli, siamo
particolarmente legati a questa pista che ci ha regalato molte
soddisfazioni in passato. E oggi è arrivata la conferma che quel
sesto posto ai Mondiali di un mese fa non era pura fortuna. Il
lavoro fatto dietro le quinte è stato importante e questi risultati
rincuorano me e tutto il mio team per il futuro”.
TSEGAY RECORD MONDIALE NEI 5000 - Che il record del mondo dei 5000
metri femminili fosse l'ambizione di Gudaf Tsegay lo si intuiva dai
passaggi richiesti (2:48.75 ai 1000 metri e 8:26.25 ai 3000), ma le
pacemaker hanno fatto anche meglio indirizzando l'etiope iridata dei
10.000, ma già all'oro mondiale su questa distanza a Doha, al record
mondiale di 14:00.21, un'inezia per non riuscire anche a violare il
"muro" dei quattordici minuti. Sull'elastico di intermedi come
2:28.08 della statunitense Johnson, il 5:37.34 della connazionale
Cranny (world lead sulla distanza) e soprattutto il pazzesco 8:26.03
dell'etiope Birke Haylom (primato mondiale U20 e U18 non ufficiale
per non aver completato la gara), la Tsegay ha dovuto reggere a
distanza il confronto con l'impresa di Faith Kipyegon (14:05.20 a
Parigi, quest'anno), vincendo il Diamond Trophy e trascinando la
keniana Beatrice Chebet quasi a eguagliare il precedente limite in
14:05.92 per la terza prestazione di sempre.
DUPLANTIS 6,23! ANCORA UN PRIMATO - Aveva compiuto l'impresa
chiudendo il Mondiale di Oregon '22 all'ultimo atto della rassegna
(6,21), per poi salire ancora al coperto a 6,22 a Clermont-Ferrand
nello scorso inverno. Quest'anno ci ha provato in un'infinità di
occasioni, ma la pedana dell'Hayward Field è quella giusta per
regalare altre emozioni infinite nell'asta a firma di Armand
Duplantis, che ha vinto la gara con soli tre salti senza errori fino
a 6,02 (tre errori del filippino Obiena, secondo con 5,82), e al
primo assalto ha portato il record del mondo a 6,23, la perla di
un'altra stagione spaziale in cui lo svedese della Louisiana ha
superato sei metri e oltre in ben tredici occasioni, con l'asterisco
finale del primato e del terzo Diamond Trophy consecutivo.
Eugene, e la finale di Diamond League, riscrive la storia in un
meraviglioso pomeriggio settembrino, in condizioni ideali.
INGEBRIGTSEN RECORD EUROPEO NEI 3000 - Ancora superlativo Jaokb
Ingebrigtsen, impresa nell'impresa, al primato europeo dei 3000
metri dopo aver schiantato ieri quello sul miglio. L'aria del
primato del mondo è svanita dopo i passaggi non in linea con quanto
preventivato, ma il finale ha entusiasmato per lo spalla a spalla
tra il norvegese e l'etiope Yomif Kejelcha, alla fine separati da un
centesimo. In 7:23.63 Ingebrigtsen migliora il 7:24.00 di Parigi,
trascinando Kejelcha al record nazionale di 7:23.64 e alla quarta
prestazione di sempre sulla distanza. In scia, record americano per
Grant Fisher in 7:25.47, in una gara con ben sette atleti sotto i
7:30. Per Ingebrigtsen non ci sono aggettivi, basti ricordare che il
limite europeo di oggi è il settimo ottenuto dal norvegese
quest'anno nella stagione outdoor, due nei 1500 metri, due nei 3000,
uno nel miglio, il record mondiale nei 2000 e la migliore
prestazione mondiale sulle due miglia.
Emozioni senza fine: tocca agli 800 metri femminili, dove Athing Mu
si ritrova definitivamente e si supera anche, vincendo un duello
entusiasmante con Keely Hodgkinson fino a limare il suo record USA a
1:54.97, miglior crono dell'anno nella miglior gara dell'anno, con
primati nazionali anche per la britannica Hodgkinson (1:55.19,
decima di sempre al mondo) e la giamaicana Goule-Toppin (1:55.96),
con la campionessa del mondo Mary Moraa solo quarta (1:57.42). Tra
le world lead della serata, menzione speciale per la miglior gara di
alto donne della stagione, con Yaroslava Mahuchikh e Nicola
Olyslagers entrambe salite a 2,03 (record oceanico per
l'australiana), dopo un'avvincente rincorsa all'ucraina, una sola
macchia a 2,03 e vincitrice del trofeo per il secondo anno di fila,
laddove alla Olyslagers sono serviti tre tentativi per aver ragione
della misura e aver rischiato di chiudere anzitempo lo show con tre
prove a 1,98. Migliore prestazione mondiale dell'anno negli 800
maschili vinti dal keniano argento iridato Emmanuel Wanyonyi, per il
primo sub-1:43 dell'anno, 1:42.80 a centrare il record del meeting e
prevalere negli ultimi dieci metri sul campione mondiale Marco Arop
(al record canadese in 1:42.85) e sull'algerino Sedjati (1:43.06,
record personale). Nei 110 ostacoli l'ennesima world lead di questa
strepitosa seconda giornata delle 'finals' di Eugene, centrata dal
giamaicano Hansle Parchment in 12.93 (+0.9) con il solito finale che
non lascia scampo alla coppia di ostacolisti USA che con il
giamaicano hanno occupato il podio mondiale di Budapest, Grant
Holloway (13.06) e Daniel Roberts (13.07).
La velocità premia due volte Shericka Jackson, sabato regina dei 100
metri. Oggi l'assalto al record del mondo nei 200 di FloJo Griffith
non è andato a buon fine, ma il crono della giamaicana (21.57 con
+0.3 di vento, primato del meeting e ottava prestazione assoluta
sulla distanza) è da leccarsi i baffi. Un abisso dietro (ma con
prestazioni eccellenti) filano l'ivoriana Ta Lou (22.10) e la
bahamense Strachan (22.16). Nei 200 uomini, la resurrezione di Andre
De Grasse: il canadese campione olimpico di Tokyo mette tutti in
fila nei 200 chiudendo la stagione con il primo successo in Diamond
League e l'acuto di un 19.76 (+0.6) senza discussioni, con netto
margine su Bednarek (19.95) e il giovane Knighton (19.97).
Sorpresissima nel disco maschile, con l'australiano Matthew Denny
che attende l'ultimo turno per lanciare al primato nazionale di
68,43 e lasciare senza diamante la coppia favorita, lo sloveno Ceh
(67,64) e lo svedese campione del mondo Stahl (67,36). Pokerissimo
di vittorie formato diamante per la serba Ivana Vuleta, nata
Spanovic, che all'ultimo salto agguanta a 6,85 (+0.2) la nigeriana
Ese Brume, che perde per la peggiore seconda misura (6,69 contro
6,77 della campionessa del mondo di Budapest). Nel lungo maschile il
Diamond Trophy resta in Europa, dopo i successi dello svedese
Montler e del greco Tentoglou, grazie al versatile talento dello
svizzero Simon Ehammer, vincitore con 8,22 sul giamaicano iridato a
Doha Tajay Gayle, stessa misura (ventosa) ma con un secondo
risultato (8,08) inferiore all'8,10 dell'elvetico. Conferma il
Diamond Trophy dell'anno scorso l'iridata iridata Marileidy Paulino,
nettamente padrona dei 400 metri in 49.58 davanti all'argento
mondiale Kaczmarek (50.38) e all'olandese Klaver (50.47).
Terzo successo consecutivo nelle finali della Diamond League anche
per la discobola Valarie Allman, che con il lancio d'apertura di
68,66 ha piegato la connazionale Laulauga Tausaga, che le ha
soffiato il titolo a Budapest, ma ancora ben oltre gli standard
pre-mondiali con 68,36. La leonessa Sandra Perkovic, che di diamanti
ne ha vinti sei, ha chiuso terza con un ottimo 66,85. Fa tris anche
la nigeriana Tobi Amusan, che su questa pista ha vinto il titolo
mondiale dei 100 ostacoli stabilendo il record del mondo, con un
sontuoso 12.33 (+1.8), non lasciando scampo alla portoricana Jasmine
Camacho-Quinn (12.38) e all'ex-primatista Kendra Harrison (12.44).
Due record del mondo in una sola gara. Incredibile la keniana Agnes
Ngetich
La 22enne del Kenya scuote il mondo della corsa con questa
prestazione fenomenale in una gara di 10K in Romania. Prima della
vittoria e del record mondiale, è riuscita ad abbattere il record
anche al passaggio ai 5K
Di lei si parla già da tempo come di un fenomeno dell’atletica, e
domenica scorsa la 22enne keniana Agnes Ngetich non ha smentito le
attese colleizonando ben due record mondiali in un solo giorno, anzi
in una stessa gara. Era al via della Transylvania 10K a Brasov, in
Romania, in una gara per sole donne.
Ha vinto la 10K con un tempo sensazionale di 29 minuti e 24 secondi,
ma ha fatto molto di più: al passaggio ai 5K ha fatto segnare il
tempo record di 14 minuti e 25 secondi superando di ben quattro
secondi il record dell'Etiope Senbere Teferi, che risale al 2021.
Il suo primo miglio è stato corso in quattro minuti e 30 secondi,
equivalenti a un ritmo di 5K alle 14’ che ha lasciato sull’asfalto
anche la pacer.
Con questa eccezionale prestazione, Ngetich ha abbattuto anche il
precedente record di 30:01 stabilito dalla defunta Agnes Tirop a
Herzogenaurach, in Germania nel 2021. Questo record è distante
solamente 10 secondi dal primato dell'etiope Yalemzerf Yehualaw,
registrato in una gara mista a Castellon, in Spagna, l'anno scorso.
Tricolori 10 km: Battocletti record 31:36!
A Pescara l’azzurra migliora dopo undici anni il primato italiano
nella rassegna nazionale, a tre settimane dai Mondiali di corsa su
strada. Tra gli uomini secondo titolo consecutivo per Riva in 28:23
Un’altra impresa di Nadia Battocletti. Magnifica gara dell’azzurra
che nei Campionati italiani dei 10 chilometri di corsa su strada, a
Pescara, migliora il primato nazionale con il tempo di 31:36.
Battuto il crono di 31:52 stabilito da Nadia Ejjafini undici anni
fa, a Manchester il 20 maggio del 2012. Per la seconda volta in
questa stagione, la 23enne trentina delle Fiamme Azzurre riscrive un
record dopo quello ottenuto nei 5000 con 14:41.30 sulla pista di
Londra il 23 luglio prima di raggiungere la finale nella stessa
specialità ai Mondiali di Budapest dove è arrivata sedicesima, senza
raccogliere il piazzamento che desiderava. Ma la regina del
mezzofondo aveva già ritrovato il sorriso nello scorso weekend, con
il personale demolito in 4:03.34 nei 1500 di Padova, e conferma di
potersi esprimere ad alto livello anche su distanze più lunghe, dopo
aver sfiorato il limite dei 10.000 su pista in maggio con 31:06.42.
È il suo quarto titolo italiano assoluto della stagione (oltre ai
successi di 5000, 10.000 e cross), il nono della carriera, quando si
avvicina il prossimo appuntamento dei Mondiali di corsa su strada a
Riga, in Lettonia, dove il 1° ottobre sarà al via nei 5 chilometri.
Sul podio tricolore la vicentina Rebecca Lonedo (Fiamme Oro, 32:29),
seconda come nell’ultima edizione con un progresso di quasi mezzo
minuto, e la piemontese Valentina Gemetto (Dk Runners Milano), al
personale in 32:46 per il terzo posto, ma scendono sotto i 33 minuti
anche Anna Arnaudo (Battaglio Cus Torino, 32:54) e Giovanna Selva
(Carabinieri, 32:59).
Fa il bis Pietro Riva tra gli uomini. Seconda vittoria di fila nella
rassegna per il 26enne delle Fiamme Oro, che quest’anno si era già
ripetuto nei 10.000 su pista. Al rientro dopo essere stato frenato
da un infortunio nei mesi scorsi, il piemontese riesce a imporsi in
28:23 con venti secondi di vantaggio sul recordman italiano di
maratona Iliass Aouani (Fiamme Azzurre, 28:43). Entrambi saranno
impegnati nella mezza maratona iridata di Riga, fra tre settimane.
Terzo gradino del podio in 28:46 per il pugliese Pasquale Selvarolo
(Fiamme Azzurre) seguito dal maratoneta Yassine El Fathaoui (Circolo
Minerva Parma, 28:58) e da Alberto Mondazzi (Atl.Casone Noceto,
29:00) sui quattro giri del circuito con partenza e arrivo in Piazza
della Rinascita, meglio nota come Piazza Salotto. Un weekend
all’insegna dello sport e della prevenzione, nell’ambito
dell’iniziativa PesGara per la legalità, sui temi della sicurezza ma
anche della salute.
Titolo under 23 femminile alla reggiana Sara Nestola (Calcestruzzi
Corradini Excelsior), sesta assoluta in 33:08 per lasciarsi alle
spalle Aurora Bado (Freezone, 33:45), rispettivamente argento e
bronzo quest’anno nei 10.000 agli Europei di categoria, mentre Greta
Settino (Toscana Atl. Empoli Nissan) finisce terza tra le promesse
in 34:15. Nella manifestazione valida anche per i Societari di
corsa, tagliano per primi il traguardo la burundese Francine
Niyomukunzi (Caivano Runners, 31:31) e il connazionale Egide
Ntakarutimana (Atl. Casone Noceto, 28:13). Il nuovo campione under
23 è Konjoneh Maggi (Atl. Lecco Colombo Costruzioni) che in 29:54
precede Francesco Da Vià (Gs La Piave 2000, 30:04) e Nicolò Gallo
(Atl. Mondovì Acqua San Bernardo, 30:14). Nella gara juniores vince
Laura Ribigini (Atl. Arcs Cus Perugia, 35:13) nei confronti di Sara
Arrigoni (Cus Parma, 35:55) e Nausica Barberini Magnani (Francesco
Francia Bologna, 36:20). Al maschile Lorenzo Pelliciardi (Atl.
Iriense Voghera, 30:56) festeggia tra gli under 20 davanti a Kiril
Polikarpenko (Battaglio Cus Torino, 31:24) e Domenico Farina (Atl.
Don Milani, 31:28). Assegnati anche i titoli under 18 con
l’affermazione di Luciano Carallo (Collection Atl. Sambenedettese,
32:37) su Stefano Perardi (Battaglio Cus Torino, 32:41) e Omar Fiki
(2S Atl. Spoleto, 32:45). Sui 6 chilometri delle allieve Federica
Borromini (Atl. Cascina, 21:11) sfila la maglia tricolore alla
campionessa uscente Giulia Bernini (Toscana Atl. Empoli Nissan,
21:24), terza Sofia Ferrari (Calcestruzzi Corradini Excelsior,
21:35).
Bruxelles: Folorunso centra la finale Diamond
2000: INGEBRIGTSEN MEGLIO DI EL GUERROUJ - Il record del mondo dei
2000 aveva una firma di prestigio (il marocchino Hicham El Guerrouj),
una sede monumentale (Olympiastadion di Berlino) e 24 anni di storia:
4:44.79 nel 1999. Allo stadio Re Baldovino lo divora il norvegese
Jakob Ingebrigtsen che su questa distanza deteneva già il primato
europeo. Scortato dalle lepri fino ai 1300 (Boaz Kiprugut primo
mille in 2:22.28), si mette in proprio nella seconda metà e chiude
in 4:43.13 con un ultimo giro da 55.00. Nella bacheca dei record
mondiali, la perla di stasera si aggiunge a quella dei 1500 indoor
del 2022 (3:30.60).
Nella penultima tappa Ayo è quinta con 54.42 nei 400hs e andrà a
Eugene. Tortu sesto con 20.30 nei 200. Derkach 14,17 nel triplo (quarta).
Ingebrigtsen record mondiale dei 2000, Jackson 200 in 21.48
Ayomide Folorunso centra la qualificazione per la finale della Wanda
Diamond League 2023 con il quinto posto nei 400 ostacoli a Bruxelles
in 54.42. Nel weekend del 16-17 settembre ci sarà anche
l’ostacolista azzurra a Eugene, in Oregon, nelle gare che mettono in
palio il ‘diamante’, insieme a Leonardo Fabbri (peso), Larissa
Iapichino (lungo), Roberta Bruni (asta) e Andy Diaz (triplo), mentre,
come noto, il campione del mondo Gianmarco Tamberi ha rinunciato a
partecipare e non difenderà gli ultimi due titoli conquistati
nell’alto. Al Memorial Van Damme, nella penultima fermata del
massimo circuito mondiale, sesta piazza con 20.30 per Filippo Tortu
nei 200 metri (vento -0.1). Nel triplo, quarta Dariya Derkach
(14,17/+0.7) e sesta Ottavia Cestonaro (13,76/+0.2). Tra i risultati
top del meeting, record del mondo nei 2000 metri per il norvegese
Jakob Ingebrigtsen (4:43.13) che dopo 24 anni migliora il 4:44.79
del marocchino Hicham El Guerrouj; super 21.48 (+0.2) nei 200 per la
giamaicana Shericka Jackson, record della Diamond League; 6,10 per
lo svedese Armand Duplantis nell’asta e tre tentativi mancati al
record del mondo di 6,23.
AYO - Il fatto che il suo 54.42 possa essere considerato un
risultato ‘normale’ dà l’idea di quanto nelle settimane cruciali
dell’anno sia decollata Ayomide Folorunso, ormai pienamente a
proprio agio su questi tempi. L’obiettivo, in termini di punteggio
per la qualificazione alla finale, era restare davanti alla
giamaicana Andrenette Knight (o non perdere troppi punti), l’unica
che avrebbe potuto sfilarle l’ottava piazza per Eugene: missione
compiuta. Al solito l’olandese Femke Bol fa gara a parte (52.11),
mai si era corso così veloce a Bruxelles. Parla Ayo, sesta al
Mondiale: “Prima della gara dicevo al mio coach, il prof Pratizzoli,
di essere un po’ stanca…. ma avrei dato un rene per essere qua!
Rispetto alla gara in Cina di sabato scorso ho cercato di essere più
aggressiva nella prima parte. Sarà un piacere finire la stagione a
Eugene in un contesto del genere: è stato un anno incredibile e
spero sia soltanto l’inizio”.
PIPPO - Lo statunitense Kenny Bednarek gli scappa subito via
all’interno, Tortu corre in corsia otto, disegna una curva discreta
e poi si lancia verso il rettilineo, all’inseguimento dei più forti.
Bednarek vola e si gode lo stagionale di 19.79, tre centesimi meglio
del 19.82 del britannico Zharnel Hughes. Canada-Canada, poi, con
l’oro olimpico Andre De Grasse allo stagionale di 19.89 e Aaron
Brown con 19.98. Più distanti il liberiano Joseph Fahnbulleh (20.24)
e l’azzurro delle Fiamme Gialle argento mondiale della staffetta,
che si lascia alle spalle lo statunitense Kyree King (20.52) e il
cubano Reynier Mena (20.93). La valutazione della gara è nelle sue
parole: “Oggi non avrei potuto fare di più - il commento del 25enne
brianzolo - arrivavo stanco da questa stagione che è stata molto
lunga. Non sono al 100% soddisfatto ma ho fatto una buona gara.
Purtroppo quest’anno non ho raggiunto l’obiettivo principale che era
scendere sotto i venti secondi, però nel complesso è stata una buona
stagione. Per la staffetta ho sacrificato qualche gara sui 200, ma
ne è valsa la pena, ci siamo presi un argento che meritavamo”.
DARIYA E OTTAVIA - Un quarto posto in Diamond League non è affatto
da buttare via: lo sa, Dariya Derkach (Aeronautica), che dopo
l’ottava posizione dei Mondiali di Budapest può essere soddisfatta
per questo piazzamento, ottenuto grazie al 14,17 (+0.7) del secondo
salto. Complice la botta al piede destro rimediata mercoledì a
Rovereto non può esprimersi al meglio Ottavia Cestonaro (Carabinieri),
sesta con 13,76 (+0.2), nella serata che consegna il primo +15 in
carriera alla giamaicana Shanieka Ricketts (15,01/+0.3). Entrambe le
azzurre sono attese anche domenica a Zagabria nella tappa finale del
Continental Tour Gold.
200 DONNE SHOW - Come al Mondiale, trema di nuovo il record del
mondo dei 200 metri: il tentativo annunciato della giamaicana
Shericka Jackson non va a buon fine ma l’oro mondiale impressiona
per la potenza con cui fulmina la pista e le rivali, per firmare il
primato della Diamond League in 21.48 (+0.2) a quattordici centesimi
dal limite di Florence Griffith-Joyner (21.34) di trentacinque anni
fa. Un solco ampissimo tra lei e tutte le altre: seconda in 22.31 la
bahamense Anthonique Strachan.
IN PISTA: THOMPSON-HERAH 10.84 - In crescita di condizione la
giamaicana Elaine Thompson-Herah dopo l’infortunio che ne ha
condizionato la prima parte della stagione: la campionessa olimpica
si prende i 100 metri in 10.84 (0.0). Affare Belgio-Olanda nei 400
femminili: Cynthia Bolingo (50.09) rimonta su Lieke Klaver (50.16),
mentre tra gli uomini primeggia il giamaicano Rusheen McDonald
(44.84). Ottocento di marca algerina con l’1:43.60 di Djamel Sedjati
e il progresso del giovane francese Yanis Meziane (1:43.94). Nei
1500 la scozzese Laura Muir trova il miglior risultato personale
dell’anno con 3:55.34 e sulla sua scia l’irlandese Ciara Mageean
sigla il record nazionale in 3:55.87. Nei duecento metri finali dei
5000 parte la keniana Lilian Rengeruk (14:26.46) per staccare
l’etiope Medina Eisa (14:28.94) e la giapponese Nozomi Tanaka al
record nazionale con 14:29.18.
IN PEDANA: DUPLANTIS 6,10 - Manca per un soffio il 6,23 all’ultimo
tentativo, decisamente il migliore dei tre. Anche stasera Mondo
Duplantis deve rinviare i propri propositi di aggiungere un
centimetro al primato mondiale dell’asta: non è comunque banale il
record del meeting fissato a 6,10, misura incassata alla prima prova,
come tutte le altre delle sua serie (tra cui 6,02). A due metri il
successo dell’ucraina Yaroslava Mahuchikh nell’alto (tre errori a
2,04) ma chi continua a stupire, in prospettiva, è la diciottenne
serba figlia d’arte Angelina Topic, di nuovo a 1,97. World lead nel
giavellotto per la giapponese oro mondiale Haruka Kitaguchi che
all’ultimo turno festeggia il 67,38 del lancio più lungo dell’anno.
Settime le 4x400, Italia con 13 finalisti
27 Agosto 2023
Gli azzurri chiudono i Mondiali con un numero di piazzamenti tra i
primi 8 che mancava da Siviglia '99. Merito anche dei quartetti
composti da Scotti, Meli, Benati, Re (3:01.23), Mangione, Polinari,
Bonora, Trevisan (3:24.98)
Altri due piazzamenti tra i primi otto ai Mondiali di Budapest
consegnano all’Italia una prestazione complessiva di squadra che
mancava dall’edizione di Siviglia 1999. Gli azzurri chiudono con 13
finalisti, pareggiando il risultato di 24 anni fa, e un totale di 51
punti che nella ‘placing table’ vale l’ottavo posto ex-aequo con
Australia e Olanda. Merito anche dei settimi posti ottenuti nella
serata finale da entrambe le staffette 4x400. Tra le donne Alice
Mangione, Anna Polinari, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan
riescono a tagliare il traguardo in 3:24.98, a poco più di un
secondo dal record nazionale di 3:23.86 siglato ieri (con Ayomide
Folorunso in seconda frazione) mentre vince l’Olanda in 3:20.72
grazie alla formidabile rimonta conclusiva di Femke Bol. Il
quartetto azzurro maschile schierato con Edoardo Scotti, Riccardo
Meli, Lorenzo Benati e Davide Re si piazza settimo in 3:01.23, senza
Alessandro Sibilio che aveva corso in batteria, nella gara che vede
imporsi gli Stati Uniti con 2:57.31. Nel bilancio dell’Italia
spiccano le 4 medaglie (1 oro, 2 argenti e 1 bronzo) come non
accadeva da Edmonton 2001 (ma in quel caso 1-1-2) per la tredicesima
posizione nel medagliere, dominato dagli Stati Uniti con 12 ori, 8
argenti, 9 bronzi (29 medaglie totali) davanti ai 4 ori di Canada e
Spagna. USA leader indiscussi anche nella classifica a punti con 277
davanti a Giamaica (139) e Kenya (112).
BUDAPEST 2023 - MEDAGLIE E PIAZZAMENTI
Oro (1): Gianmarco Tamberi (alto)
Argento (2): Leonardo Fabbri (peso); Roberto Rigali, Marcell Jacobs,
Lorenzo Patta, Filippo Tortu (4x100)
Bronzo (1): Antonella Palmisano (20 km marcia)
Quarto posto: Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni, Alessia
Pavese (4x100)
Quinto posto: Larissa Iapichino (lungo)
Sesto posto: Ayomide Folorunso (400 ostacoli); Sara Fantini (martello)
Settimo posto: Massimo Stano (35 km marcia); Edoardo Scotti,
Riccardo Meli, Lorenzo Benati, Davide Re (4x400, in batteria anche
Alessandro Sibilio); Alice Mangione, Anna Polinari, Alessandra
Bonora, Giancarla Trevisan (4x400, in batteria anche Ayomide
Folorunso)
Ottavo posto: Emmanuel Ihemeje (triplo); Dariya Derkach (triplo)
Palmisano immensa, bronzo ai Mondiali!
L'olimpionica di Tokyo (1h27:26) sale sul podio iridato a Budapest
con una gara di straordinaria intelligenza tattica. Oro alla
spagnola Maria Pèrez (1h26:51), argento all'australiana Montag
(1h27:16)
Arriva la seconda medaglia per la squadra italiana ai Mondiali di
Budapest: dopo l'argento centrato ieri sera da Leonardo Fabbri nel
getto del peso, ecco il bronzo di Antonella Palmisano, terza nei
20km di marcia (1h27:26) con una prova di incredibile equilibrio e
sofferenza, a spezzare l'incantesimo di due anni di infortuni e
lacrime. Una caduta all'undicesimo chilometro fa rabbrividire per le
possibili conseguenze, ma l'azzurra reagisce, mostra gli occhi della
tigre, e quando la spagnola Maria Pèrez, a tre chilometri dal
traguardo, si invola verso l'oro (1h26:51), riesce a mantenere la
calma, conquistando il terzo gradino del podio (argento
all'australiana Jemima Montag, 1h27:16). Una prova ad eliminazione,
questa gara sui 20km, nella quale le migliori hanno preso subito il
comando (in testa fin dal via le sette pronosticate), restando
compatte fino all'azione decisiva, avvenuta tra il sedicesimo e il
diciassettesimo chilometro. “Quello che conta è la testa - ricorda
la Palmisano - ho imparato in questi due anni a vedere tutto il
bello che c'è intorno a me, senza concentrami sui problemi. Ora so
che posso andare avanti al meglio, ora l'appuntamento è con
l'Olimpiade, c'è Parigi dietro l'angolo“.
E poi prosegue nel raccontare e raccontarsi: “Cadere e rialzarsi, è
un concetto perfetto per la giornata di oggi, dopo la caduta alla
boa - parola della tarantina di Mottola - mi è quasi servito perché
in pochi secondi mi ha fatto vedere tutto quello che ho passato in
due anni. Mi ha dato una carica che non mi ha aspettavo. Ho passato
momenti in cui non vedevo più la luce. Momenti in cui il mio
allenatore Patrizio Parcesepe mi diceva ‘pensa alla persona, e se
non è il caso di continuare fermiamoci’. Quello che sto vivendo
adesso è tanta felicità, tanta gioia: ho dimostrato a me stessa, e a
lui, che l’atleta c’è, e anche la persona. Con qualche acciacco, ma
ci sono. E possiamo sognare Parigi 2024”. Sulla gara: “Due momenti
decisivi. Sicuramente la caduta, e poi quando hanno dato il cambio
secco di ritmo: lì mi sono detta che avrei potuto prendere il terzo
posto. Lo volevo tanto, non mi sono accontentata“. Il ricchissimo
palmarès della pugliese (oro olimpico a Tokyo, bronzo mondiale a
Londra 2017 e bronzo europeo a Berlino 2018) si arricchisce di nuovo
metallo prezioso, in attesa dell'appuntamento a cinque cerchi, che
la vedrà affrontare la prova da "defending champion". Tamberi-Fassinotti 2,28, Dosso record 11.14
Con il brivido (terzo tentativo) Gimbo accede alla finale mondiale
di martedì, alla quale è ammesso anche il piemontese che non trovava
queste misure da 6 anni. Zaynab eguaglia il primato italiano della
Levorato. Osakue c'è
Tre azzurri che conquistano la finale, un record italiano, sei
promozioni per le semifinali. È una bella mattinata anche allo
stadio di Budapest nella seconda giornata dei Mondiali aperta dallo
splendido bronzo di Antonella Palmisano sui 20 chilometri di marcia.
Nell’alto superano la qualificazione con 2,28 il campione olimpico
Gianmarco Tamberi, che si salva al terzo e ultimo tentativo con
un’ennesima prova di carattere e va avanti con il brivido, e Marco
Fassinotti, a segno con il secondo salto ritrovando una misura che
non raggiungeva da sei anni. In finale nel disco Daisy Osakue che
agguanta il pass all’ultimo lancio con 61,31, dodicesima del turno
eliminatorio. Nei 100 metri Zaynab Dosso eguaglia in batteria con
11.14 (+0.4) dopo ventidue anni il record italiano di Manuela
Levorato, stabilito a Losanna il 4 luglio del 2001, e guadagna il
biglietto per la semifinale come Davide Re che corre in 45.07 nei
400 metri, realizzando il suo miglior crono delle ultime due
stagioni. En plein degli ostacolisti, tutti qualificati alle
semifinali: nei 400hs Alessandro Sibilio (49.50) al rientro dopo
l’infortunio e Mario Lambrughi che sfiora il personale con 49.05,
nei 110hs semaforo verde per Lorenzo Simonelli (13.50/0.0) e Hassane
Fofana (13.53/+0.5). Nel pomeriggio le finali di Larissa Iapichino
nel lungo, Yeman Crippa sui 10.000 metri e il doppio turno con
semifinale ed eventuale finale dei 100 metri con Marcell Jacobs,
oltre alle semifinali dei 1500 con Gaia Sabbatini, Ludovica Cavalli
e Pietro Arese.
ALTO - “Non sembra, ma sto bene - le parole di Tamberi - e non avrei
mai accettato di sbagliare quel salto, non me lo sarei perdonato.
Stavolta avevo già la testa alla finale e allora ho fatto fatica in
una qualificazione che mi ha fatto soffrire anche qui. Se fosse un
esame sarei stato bocciato, questa mattinata mi ha messo dei dubbi,
ma devo togliermeli dalla testa e tirare fuori tutto quello che c’è
in me”. Che brividi, sotto il sole della domenica di Budapest, ma ci
saranno due azzurri in finale nell’alto. Al termine di una
qualificazione lunghissima, durata oltre due ore e mezza, superano
lo scoglio Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti con 2,28 si rivela
la misura necessaria per andare avanti. Rischia tantissimo il
campione olimpico Tamberi, a segno solo con il terzo e ultimo
tentativo. Quando si trova con le spalle al muro, in una prova senza
appello, Gimbo tira fuori tutta la classe e la carica agonistica che
lo contraddistinguono da sempre. È invece il secondo salto quello
buono per Fassinotti, tornato a quote che non toccava da sei anni.
In tredici chiudono con 2,28 verso la finale di martedì sera dalle
19.58. Esce di scena Stefano Sottile, con 2,22 alla terza e poi tre
nulli a 2,25. La gara di Tamberi comincia a 2,22 senza problemi,
dopo aver scelto come Barshim di non cimentarsi alle due misure
iniziali (2,14 e 2,18). Poi arrivano le difficoltà, con l’anconetano
che sbaglia nettamente il primo a 2,25 e raddrizza la situazione al
secondo tirando un sospiro di sollievo, sdraiato sui sacconi di
ricaduta. Con l’asticella a 2,28 è soltanto abbozzato il primo salto,
fallito di poco il secondo. In classifica è quattordicesimo, per
colpa della “X” a 2,25, e quindi sarebbe sicuramente eliminato nel
caso di un altro errore. La curva piena di spettatori italiani, dove
campeggia lo striscione “Gimbo facci sognare”, lo incita ma è tutto
lo stadio a battere le mani per Tamberi, da sempre idolo del
pubblico a ogni latitudine. Il salto è buono, pulito, con il
capitano azzurro che poi si inginocchia a terra, con le mani giunte,
ed esclama ‘mamma mia!’... È fatta, è in finale dove potrà inseguire
l’unica medaglia che non è ancora nella sua bacheca. Diversa la gara
di Fassinotti, che trova sicurezza nel corso della mattinata: 2,14
dopo un errore e anche a 2,18 sbaglia una volta, poi 2,22 alla prima
e 2,25 alla seconda per firmare il primato stagionale. Anche a 2,28
il torinese commette un nullo, ma esulta al secondo ingresso in
pedana per una misura che gli mancava dal 2017 e conquista la sua
prima finale mondiale all’aperto, a 34 anni. Percorso netto per tre
atleti: l’altro campione olimpico Mutaz Barshim (Qatar), Ju’Vaughn
Harrison (Usa) e il giapponese Ryoichi Akamatsu, eliminato il
neozelandese Hamish Kerr, che l’anno scorso ha condiviso il bronzo
mondiale indoor con Tamberi.
100 - Si fa la storia nelle batterie dei 100 metri, con il primato
italiano eguagliato dopo ventidue anni. L’impresa è di Zaynab Dosso
che sfreccia in 11.14 (+0.4) e pareggia il crono di Manuela Levorato:
era il 4 luglio del 2001 a Losanna. Nell’appuntamento clou, dopo i
problemi fisici che l’hanno frenata nella prima parte di stagione,
la 23enne delle Fiamme Azzurre vola sulla pista di Budapest per
coronare l’inseguimento al record già avvicinato l’anno scorso con
11.19 a Savona. Coglie un’ottima partenza l’emiliana, terza e
qualificata di diritto, ma per metà gara viaggia a fianco
dell’eccentrica Sha’Carri Richardson che fa subito sul serio con
10.92 superando la giamaicana Natasha Morrison (11.02). La
britannica Imani Lansiquot corre sub judice dopo una falsa partenza
e precede l’azzurra, che sarebbe comunque promossa in base ai tempi.
“Ci credevo fortemente - racconta Zaynab Dosso - dopo una stagione
traballante e sono super emozionata. L’obiettivo era il record
italiano, l’unico modo per accedere alla semifinale. Era nelle mie
corde, ma finora non ero riuscita a dimostrarlo. Essere partita
davanti a Sha’Carri Richardson mi ha dato tanta sicurezza e spero di
aggiustare qualcosa domani”.
DISCO - Solo al terzo e ultimo tentativo Daisy Osakue piazza un
lancio a 61,31 nella qualificazione del disco. Più lungo il primo,
apparentemente vicino ai 62 metri però nullo di pedana, mentre il
secondo atterra a 58,77. Non è la misura che avrebbe voluto la
primatista italiana, arrivata quest’anno a 64,57, ma in classifica
provvisoria si trova in settima posizione e deve aspettare il
successivo gruppo. Dopo una lunga attesa di un’ora e mezza, il
verdetto è quello sperato: con il dodicesimo posto, l’ultimo utile,
la torinese è in finale ai Mondiali per la prima volta in carriera,
due anni dopo la finale olimpica di Tokyo. Basta invece un lancio
alla statunitense Valarie Allman, oro a cinque cerchi, che spedisce
subito l’attrezzo a 67,14.
OSTACOLI - Stesso piazzamento, il quarto posto nella rispettiva
batteria, che vale la semifinale ottenuta dalla porta principale e
senza dover aspettare i risultati degli altri per i due azzurri dei
110 ostacoli. Prosegue la corsa di Lorenzo Simonelli, in 13.50 con
vento nullo, e assolve in pieno il suo compito anche Hassane Fofana,
13.53 (+0.5) con qualche incertezza iniziale e maggiore fluidità
nell’ultimo tratto di gara. Si torna in pista lunedì: turno
intermedio alle 20.05, eventuale finale alle 21.40. Doppio pass
nelle batterie dei 400 ostacoli. Entrambi gli azzurri approdano in
semifinale e si qualifica grazie al piazzamento Alessandro Sibilio
che arriva quarto in 49.50 preceduto per questione di millesimi dal
qatarino Bassem Hemeida, mentre il fenomeno norvegese Karsten
Warholm (48.76) cede il successo al francese Wilfried Happio
(48.63). Non può essere al massimo della forma il partenopeo, con
pochi allenamenti nelle gambe dopo l’infortunio di un mese fa a
Montecarlo, ma il primo obiettivo è raggiunto e ci sono margini di
progresso quando sarà il momento di tornare in pista, domani sera.
Corre decisamente più forte Mario Lambrughi, autore di un ottimo
49.05 mancando il personale di soli sei centesimi: sesto il
brianzolo, che viene premiato dalla “q” minuscola con il quarto e
ultimo tempo di recupero. Nel primo round il migliore è Alison dos
Santos, 48.12 per il brasiliano campione del mondo in carica.
400 - Va in semifinale Davide Re nei 400 metri, quarto con 45.07 ma
qualificato in base ai tempi. Convincente la prova del recordman
italiano, che riesce a distribuire bene sul giro di pista con una
bella chiusura: è il suo miglior crono delle ultime due stagioni, a
tre decimi dal primato nazionale, nella batteria del grenadino
Kirani James (44.91). Sbalorditivo il ventenne norvegese Havard
Ingvaldsen con 44.39 e trema ancora una volta lo storico record
europeo di Thomas Schoenlebe, 44.33 a Roma ’87. Al femminile si
esprime al meglio delle sue possibilità Alice Mangione. L’azzurra
con 51.57 è sesta in batteria, ad appena un decimo dal personale,
anche se non basta per essere promossi con i tempi di recupero.
All’indomani della staffetta mista dove ha corso l’ultima frazione,
e in vista della 4x400 femminile, la siciliana conferma in ogni caso
di aver recuperato dai problemi al polpaccio che le hanno impedito
di gareggiare in finale agli Assoluti di Molfetta. Davanti si impone
la polacca Natalia Kaczmarek (50.02), complessivamente la più veloce
è la dominicana Marileidy Paulino con 49.90. Per qualificarsi
sarebbe servito il 51.27 della colombiana Evelis Aguilar, ultima
delle ripescate. Fabbri nella storia, è argento mondiale!
Magnifico secondo posto dell’azzurro con 22,34 a Budapest, secondo
italiano di sempre nel peso e quinto europeo della storia: “Lo
sognavo da una vita”. Jacobs supera il primo turno nei 100 con
10.15, Ihemeje in finale nel triplo
Subito una strepitosa medaglia azzurra nella prima giornata dei
Mondiali di Budapest. È il meraviglioso argento di Leonardo Fabbri
nel getto del peso con un fantastico lancio a 22,34. Straordinaria
l’impresa del 26enne fiorentino, secondo italiano di sempre e quinto
europeo della storia, battuto soltanto dallo statunitense primatista
mondiale Ryan Crouser che all’ultimo turno con 23,51 arriva a un
soffio dal suo record di 23,56 stabilito a fine maggio. Sul terzo
gradino il due volte iridato Joe Kovacs (Usa), bronzo con 22,12,
mentre va oltre i ventidue metri anche il neozelandese Tom Walsh che
però rimane fuori dal podio con 22,05. Nella qualificazione del
mattino il portacolori dell’Aeronautica era andato avanti con 20,74
come ultimo dei promossi, con la dodicesima misura, ma in finale si
esalta con un progresso di 35 centimetri dopo tre anni. Serata
magica per il colosso toscano, che dopo un paio di stagioni
difficili era tornato alla ribalta quest’anno con il successo al
Golden Gala di Firenze e una serie di gare sopra 21,70 dimostrando
continuità di rendimento. L’exploit al terzo tentativo di una finale
memorabile, con la miglior misura degli ultimi 25 anni per un
pesista europeo, poi sfiora anche i ventitré metri in un successivo
lancio ma esce di pedana ed è nullo. Enorme la gioia dell’azzurro:
un fiorentino è di nuovo d’argento ai Mondiali nel peso, 36 anni
dopo Alessandro Andrei a Roma ’87. “L’ho sognato da una vita -
racconta Fabbri - poi tante volte mi sono svegliato, ma ora quel
giorno è arrivato. Sono contentissimo, lo dedico al mio allenatore
Paolo Dal Soglio che mi è stato sempre vicino anche nei momenti meno
facili. Non sono mai stato così bene, mi dispiace di aver fatto un
solo lancio a 22 metri, ma credo di valere misure anche superiori e
oggi l’ho dimostrato”. Undicesimo l’altro azzurro Zane Weir con
19,99. Nei 100 metri va in semifinale il campione olimpico Marcell
Jacobs, terzo nella sua batteria in 10.15 (-0.4) mentre è eliminato
Samuele Ceccarelli, 10.26 (-0.6). In finale nel triplo Emmanuel
Ihemeje che salta 16,91 (+0.3), beffato invece Tobia Bocchi, primo
degli esclusi con 16,66 (-0.2). Promosso in semifinale nei 1500
metri Pietro Arese (3:34.48), out Ossama Meslek (3:35.12) e Joao
Bussotti (3:48.55). Domenica, nella seconda giornata dei Mondiali,
in gara 20 azzurri: alle 7.15 di mattina la 20 km di marcia con
Antonella Palmisano, Valentina Trapletti ed Eleonora Giorgi, nel
pomeriggio le finali di Larissa Iapichino nel lungo, Yeman Crippa
sui 10.000 metri e il doppio turno con semifinale ed eventuale
finale dei 100 metri con Marcell Jacobs.