La lombalgia (il
cosiddetto MAL di SCHIENA) costituisce una delle più comuni affezioni.
La sfavorevole storia naturale in combinazione con una prolungata
inabilità sportiva (ma anche lavorativa) o comunque con una riduzione
delle prestazioni, fa di questa patologia un problema di primo piano
per il runner evoluto come per il neofito.
Le motivazioni del
dolore lombare sono molteplici e non sempre ben identificate (o
identificabili), come misconosciute sono le diverse patologie
muscolo-tendinee che possono simulare, dal punto di vista
sintomatologico, una lombalgia o una lombosciatalgia (o sciatica). Ma
se fare una diagnosi è compito del medico, voi che cosa sapete a
riguardo? Spesso incontro atleti che nonostante dolori cronici o
ricorrenti localizzati alla schiena o al gluteo o lungo una gamba,
continuano ad eseguire lavori anche pesanti per poi “fermarsi” per
forza di cose per periodi più o meno lunghi. A che cosa si va incontro
con questi atteggiamenti?
Tutto questo sarà
oggetto della presente chiacchierata.
Per abitudine, cerco
sempre di spiegare ai miei pazienti la patologia di cui soffrono,
affinché si rendano conto del loro problema e (quelli ragionevoli) si
possano adeguare con maggiore consapevolezza a quelli che sono i “
sacrifici” a cui devono andare incontro: meglio una settimana di
riposo oggi che un mese di fermo forzato+dolori domani.
Per prima cosa dovete
sapere che:
·
Al momento attuale della nostra fase evolutiva, la
colonna vertebrale si può ritenere ANCORA in una fase di adattamento
alla gravità. Inoltre non si può certo affermare che, nell’attuale
caratterizzazione anatomo-funzionale, la colonna vertebrale risulti
perfettamente adeguata ad assorbire le sempre nuove e, soprattutto
sempre più numerose, sollecitazioni cui l’uomo la sottopone al giorno
d’oggi: non ultime quelle legate alle attività SPORTIVE.
·
La colonna vertebrale è formata da una serie di segmenti
costituiti da UNITA’ FUNZIONALI sovrapposte ciascuna delle quali
formate a loro volta da due vertebre adiacenti e dai tessuti
interposti. Dal punto di vista funzionale invece, la colonna è
una struttura portante elastica UNICA, capace di garantire, in
opposizione alla gravità, sia la stazione eretta sia l’equilibrio di
forze e resistenze necessarie alla locomozione e ad ogni altra
attività di movimento finalizzata – tra cui la corsa-. E’ intuitiva
che l’efficienza funzionale della colonna vertebrale nel suo insieme
dipende dall’integrità anatomo-funzionale delle singole unità che le
costituiscono.
·
Il movimento del tratto lombare si realizza nel breve
arco delle cinque vertebre che normalmente formano questo segmento. E’
ovvio che questa porzione della colonna sopporta le sollecitazioni più
intense ed usuranti rispetto a quelle che agiscono ai livelli
superiori. Inoltre bisogna sapere che la partecipazione delle sue
varie unità funzionali al movimento è tutt’altro che uniforme, sicchè
il massimo sforzo grava su un’area ancora più limitata. Indovinate
qual è? Il 60-75% del movimento ha luogo tra la quinta lombare e la
base del sacro. Dato che la flesso-estensione è preclusa al tratto
dorsale, è facile capire come la giunzione lombo-sacrale “gestisca”
circa i tre-quarti del movimento flessorio dell’intera colonna. Ma
ATTENZIONE, quanto detto vale solo per la sola flesso-estensione del
tratto lombare ma non per quella dell’intero tronco, per produrre il
quale la cosa si complica notevolmente coinvolgendo il bacino e le
articolazioni coxo-femorali.
Troppo complicato? E pensate che ho
semplificato solo il movimento di piegarvi per allacciarvi le scarpe.
Non potete immaginare il lavoro della sola colonna vertebrale nel fare
una mezz’oretta di corsa lenta. Inoltre quanto fin qui descritto è
vero in una persona senza “problemi” di postura, appoggio plantare,
articolarità temporo-mandibolare, perfettamente simmetrico e
muscolarmente ben adattato. Ma quanti di noi lo sono? Scagli la prima
lombalgia chi è senza difetti!!!
Bene, ora passiamo
alle buone notizie…
Il dolore alla
schiena o la sua irradiazione ad un gluteo o lungo una gamba nasconde
sempre un’ERNIA del disco? Grazie al Cielo NO!!!
Oggi tutti per
necessità o per divertimento si sottopongono ad una RMN
(risonanza magnetica) del tratto lombare: “per vedere se sto bene”… mi
ha detto una volta qualcuno!! E’ per questo che oggi sei nessuno se
non hai la tua “ernia” nel curriculum di runner. Avete mai incontrato
qualcuno che prima di una gara dichiara: io? sto benissimo, sono in
gran forma e non ho alcun problema fisico né l’ho avuto nel recente
passato. Il vero runner è sempre reduce da qualche “disgrazia”
e molto spesso si vanta di sopportare “terribili” dolori (lombari per
esempio) che gli impediscono di allenarsi come si deve, ma poi termina
la gara con una media di 3’30” al Km.
Ebbene poiché in
“moltissimi” hanno fatto una RMN, è statisticamente evidente che
“molti”possano presentare un’ernia discale lombare. In realtà molti di
questi presentano, a ben cercarli, sintomi dolorosi che NULLA hanno a
che fare con l’ernia diagnosticata (che magari è presente già da molto
tempo e che non dà segni di sé) e questo giustifica il perché dei
molti ”insuccessi” di varie metodiche terapeutiche finalizzate al
trattamento dell’ernia (intervento compreso: la cui indicazione è
attualmente molto selettiva). E questo è ancora più vero (non me ne
vogliano “questi terapeuti”) quando ci si rivolge a personaggi più o
meno professionalmente competenti senza una diagnosi e con una
RMN consigliata da un amico che “aveva lo stesso dolore” e che ha
risolto così o colà.
Ad ognuno il proprio
mestiere e soprattutto la propria competenza (il che non significa NON
ANDARE DAL SIG.X, ma almeno andarci con una diagnosi precisa a con
un’indicazione terapeutica che poi IL SIG.X è certamente in grado di
adottare) pena la peregrinazione ai vari “santuari” e il prolungamento
del periodo di fermo.
Di seguito vi
proporrò diverse patologie che possono essere causa di dolori lombari
e\o sciatalgici.
(continua)
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